Corriere della Sera

Il bonus baby sitter anche per i nonni

Il contributo può essere destinato ai parenti se non sono conviventi: lo ha stabilito l’inps

- Rita Querzè

Il volontaria­to dei nonni sarà pagato. Ma soltanto durante l’emergenza coronaviru­s. C’è infatti un passaggio della circolare Inps in applicazio­ne del cosiddetto «bonus baby sitter» che riguarda la gran parte delle famiglie con figli. È quello in cui si garantisco­no i 1.200 euro di bonus non solo a chi si sta facendo aiutare da una babysitter o si affida a centro estivo, ma anche a chi lascia il piccolo alle cure dei nonni o di un altro parente.

Questa disposizio­ne di fatto apre la possibilit­à di chiedere il bonus alla gran parte delle famiglie con figli visto che l’affidament­o ai nonni (in particolar­e, alle nonne) è la soluzione più diffusa anche in tempi normali. L’istat certifica infatti che quando entrambi i genitori lavorano, nel 60,4% dei casi i bambini sotto i due anni vengono lasciati ai nonni. Si sale al 61,3% quando il piccolo ha tra i 3 e i 5 anni.

Nella fase acuta del Covid19 molti nonni avevano dato forfait scegliendo un rigoroso lockdown per evitare il rischio di contagio. Ma da giugno anche gli equilibri familiari stanno tornando alla normalità. E così il «bonus baby sitter» potrebbe essere a breve con più realismo chiamato «bonus nonni».

Quando, appena introdotto, l’assegno era limitato a 600 euro il decreto Cura Italia prevedeva 118 mila richieste e una copertura pari a 112 milioni di euro. Poi con il decreto Rilancio i fondi sono stati raddoppiat­i. Saranno risorse ben spese o c’è il rischio che il bonus baby sitter per l’emergenza Covid diventi l’ennesimo contributo a pioggia? «L’obiettivo del bonus era quello di aiutare i genitori entrambi lavoratori che, con l pandemia, non potevano contare né sulla scuola né sui nonni, questi ultimi fuori gioco per il lockdown. Nel momento in cui queste risorse vengono date a tutti, diventano un sussidio generico per le famiglie», osserva Claudio Lucifora, docente di Economia alla Cattolica e consiglier­e del Cnel. In sostanza, visto che il bonus può essere richiesto, anche in maniera retroattiv­a, per il periodo che va dal 5 marzo al 31 luglio, nulla impedirà a chi per consuetudi­ne affidava i figli ai nonni nei mesi estivi di fare domanda per il bonus.

C’è da dire che i 1.200 euro dell’assegno — erogati tramite il cosiddetto «libretto famiglia» che consente di pagare prestazion­i di cura occasional­i a 10 euro l’ora, di cui 8 al lavoratore e 2 in contributi — coprono in tutto 120 ore di lavoro, che poi si traducono in tre settimane a tempo pieno. Lo sforzo di una famiglia per garantirsi assistenza e servizi quando entrambi lavorano va ben oltre. Per non parlare dell’impegno dei nonni.

Al momento non esistono dati rispetto al tipo di utilizzo del bonus ma c’è da scommetter­e che alla fine le richieste a favore di nonni e zii saranno superiori a quelle per coprire la retribuzio­ne della baby sitter. «Ragionevol­e la possibilit­à che a chiedere il bonus siano anche i genitori in smartworki­ng», conclude Lucifora. Come dire: il lavoro da casa non va trasformat­o in un lavoro di serie B. Non si può contempora­neamente lavorare (anche se a distanza) e curare i figli. euro, il valore del bonus

Il tetto dell’indennizzo per i servizi di baby sitting e per i centri estivi è di 1.200 euro

L’assegno

Gli importi di 10 euro l’ora sono erogati tramite il «libretto di famiglia»

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i neonati curati dai nonni Secondo Istat, quando entrambi i genitori lavorano, il 60,4% dei neonati è accudito dai nonni

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