L’ECCEZIONE DELLA GERMANIA SARÀ PIÙ FORTE IN EUROPA
Il coronavirus ha messo in evidenza la fragilità dell’europa — ha detto Angela Merkel davanti al Parlamento tedesco che discuteva del Consiglio europeo sul Recovery Fund. Quello che la cancelliera tedesca non ha detto e non poteva dire per opportunità è che in questa fragilità c’è un Paese che fa eccezione e che questo è la Germania. La quale si avvia a uscire dalla prima fase della pandemia decisamente meglio della Francia, dell’italia, della Spagna e anche della Gran
Bretagna post Brexit. I soliti tedeschi, si può pensare. In realtà, la gestione sanitaria ed economica dei lockdown è destinata a cambiare i rapporti e le dinamiche europee. Che la riluttante Berlino lo voglia o meno, che le altre capitali lo accettino o meno, l’europa del futuro sarà significativamente più tedesca.
Berlino non ha solo contenuto meglio il virus e limitato il numero dei decessi, non sta solo sostenendo più efficacemente l’economia: ha anche assunto un ruolo di leadership quando Merkel ha aperto la strada al Recovery Fund della Commissione Ue. Lo ha fatto impadronendosi dell’impostazione di Emmanuel Macron ma con ciò ha prodotto una svolta nel paradigma dominante fino a quel momento, svolta che solo la Germania poteva produrre: la messa in comune di risorse per superare la crisi in un passaggio storico che sta cambiando gli equilibri del mondo. «È la più grande sfida nella storia d’europa — ha detto Merkel davanti al Bundestag — e come l’europa affronta questa pandemia a confronto delle altre regioni del mondo determinerà la prosperità dei cittadini europei e il ruolo dell’europa nel mondo» .
Al momento, i decessi da coronavirus in Germania sono stati circa novemila (su 84 milioni di abitanti). In Francia, quasi 30 mila, in Italia quasi 35 mila, in Spagna più di 28 mila; su popolazioni significativamente meno numerose. Uno studio comparato di Oxford Economics su come le quattro maggiori economie della Ue stanno rispondendo alla crisi è arrivato alla conclusione che ci sarà «una ripresa impari, a due velocità» e, sulla base della quantità e della qualità degli stimoli varati dai governi di Berlino e dei 16 Länder, la Germania uscirà dalla pandemia con un’economia rafforzata rispetto alle altre del continente. Non che i vecchi problemi del Paese siano spariti: la crisi del settore auto resta profonda, il settore dei servizi è poco competitivo, la finanza e le banche zoppicano. Ciò nonostante, la Germania si colloca al centro delle questioni europee come non lo era mai stata dal 1945.
Nonostante il recente focolaio nel Nord Reno Vestfalia, nella gestione della crisi sanitaria ha mostrato di possedere una governance come pochi altri Paesi. Ha ritrovato una certa stabilità politica, con i cristiano-democratici di Merkel tornati forti nei sondaggi. Ha dimostrato, se ce n’era bisogno, che il suo modello di zero deficit e di debito pubblico sotto controllo è decisivo per avere spazi di bilancio anticiclici nei momenti di crisi. Sta consolidando la sua egemonia nei Paesi del Nord Europa, i quali accetteranno in qualche modo il Recovery Fund; in quelli dell’est, che saranno tenuti vicini attraverso il bilancio 2021-2027 della Ue; in quelli mediterranei grazie agli aiuti europei a loro destinati e al fatto che le catene di produzione del valore, all’interno delle quali l’italia ha un ruolo importante, tendono sempre più ad avere il cuore in Germania. Inoltre, l’asse con Parigi si è consolidato.
Non solo. Tra i maggiori Paesi del mondo, la Germania è probabilmente quello che uscirà meno peggio dalla crisi: meglio degli Stati Uniti con le loro inconsistenze interne e assenza internazionali, meglio della Cina che il mondo ritiene responsabile della pandemia; meglio di India e Brasile (forse solo il Giappone, tra i grandi, può vantare risultati simili a quelli tedeschi ma in uno scacchiere molto diverso). Una forte reputazione globale della Germania riverbererà sui rapporti di potere nella Ue.
Il nuovo equilibrio europeo che si sta formando cambia le prospettive politiche per tutte le capitali e per tutte le cancellerie. Anche Roma, come s’è visto in questi giorni forse soprattutto Roma, dovrà elaborarlo.