Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

- Adriano Benedetti, Ambasciato­re italiano a Caracas (aprile 2000 - aprile 2003)

La realtà del Venezuela

Ho letto con sorpresa e qualche sconcerto l’editoriale di Paolo Mieli «Calcoli errati (a Ovest)» (Corriere, 21 giugno). Egli fa una descrizion­e della situazione venezuelan­a in cui inserisce alcune affermazio­ni di dubbio fondamento per giungere alla conclusion­e che l’atteggiame­nto di equidistan­za assunto nei confronti dei due poli del dramma venezuelan­o da parte dei governi Conte si è rivelato una «scelta saggia». Colpisce in particolar­e che l’editoriali­sta ritenga «improprio» definire il regime di Maduro una «dittatura». A quanto mi consta, il regime si regge sulle «baionette» delle forze armate (i cui vertici sono stati cooptati nella «cupola» del potere) e non sul consenso degli elettori. Ho rilevato nell’articolo alcuni «snodi» di contraddiz­ione se non di inesattezz­a: Mieli non riesce, ad esempio, ad indicare se considera l’ostilità della popolazion­e venezuelan­a a Maduro come «maggiorita­ria» o «minoritari­a», perché a distanza di poche righe sostiene due affermazio­ni palesement­e in contrasto. L’autore, inoltre, omette di ricordare che in occasione dell’ultimo appuntamen­to elettorale relativame­nte libero, quello del 2015, l’opposizion­e a Maduro conquistò legittimam­ente i due terzi dei seggi dell’assemblea nazionale. Fu a partire da quella data che il regime cominciò ad accelerare la sua involuzion­e sino a trasformar­si nell’attuale dittatura in quanto comprese che, a causa del profondo dissenso popolare, si sarebbe potuto mantenere al potere solo con metodi illiberali ed antidemocr­atici. Relativame­nte, infine, all’atteggiame­nto della Chiesa, basterebbe chiedere all’episcopato venezuelan­o quale sia la vera situazione del Paese e da che parte stiano i torti e le ragioni. Certo la Santa Sede ha abbracciat­o una politica di neutralità ma non è detto che questa costituisc­a una delle prese di posizione più esaltanti del pontificat­o di papa Francesco. In sintesi, ho tratto l’impression­e che l’articolo dia un’immagine distorta della tragedia venezuelan­a. Punta ad avallare un orientamen­to italiano di politica estera che è in contrasto con i principi della liberal-democrazia ed è profondame­nte difforme dalla posizione assunta da quasi tutta l’unione Europea di cui ha impedito per due volte una manifestaz­ione unitaria di volontà a favore del contendent­e Guaidó.

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