INTERVENTI E REPLICHE
La realtà del Venezuela
Ho letto con sorpresa e qualche sconcerto l’editoriale di Paolo Mieli «Calcoli errati (a Ovest)» (Corriere, 21 giugno). Egli fa una descrizione della situazione venezuelana in cui inserisce alcune affermazioni di dubbio fondamento per giungere alla conclusione che l’atteggiamento di equidistanza assunto nei confronti dei due poli del dramma venezuelano da parte dei governi Conte si è rivelato una «scelta saggia». Colpisce in particolare che l’editorialista ritenga «improprio» definire il regime di Maduro una «dittatura». A quanto mi consta, il regime si regge sulle «baionette» delle forze armate (i cui vertici sono stati cooptati nella «cupola» del potere) e non sul consenso degli elettori. Ho rilevato nell’articolo alcuni «snodi» di contraddizione se non di inesattezza: Mieli non riesce, ad esempio, ad indicare se considera l’ostilità della popolazione venezuelana a Maduro come «maggioritaria» o «minoritaria», perché a distanza di poche righe sostiene due affermazioni palesemente in contrasto. L’autore, inoltre, omette di ricordare che in occasione dell’ultimo appuntamento elettorale relativamente libero, quello del 2015, l’opposizione a Maduro conquistò legittimamente i due terzi dei seggi dell’assemblea nazionale. Fu a partire da quella data che il regime cominciò ad accelerare la sua involuzione sino a trasformarsi nell’attuale dittatura in quanto comprese che, a causa del profondo dissenso popolare, si sarebbe potuto mantenere al potere solo con metodi illiberali ed antidemocratici. Relativamente, infine, all’atteggiamento della Chiesa, basterebbe chiedere all’episcopato venezuelano quale sia la vera situazione del Paese e da che parte stiano i torti e le ragioni. Certo la Santa Sede ha abbracciato una politica di neutralità ma non è detto che questa costituisca una delle prese di posizione più esaltanti del pontificato di papa Francesco. In sintesi, ho tratto l’impressione che l’articolo dia un’immagine distorta della tragedia venezuelana. Punta ad avallare un orientamento italiano di politica estera che è in contrasto con i principi della liberal-democrazia ed è profondamente difforme dalla posizione assunta da quasi tutta l’unione Europea di cui ha impedito per due volte una manifestazione unitaria di volontà a favore del contendente Guaidó.