Corriere della Sera

Nuove abitudini: il virus ha segnato uno spartiacqu­e

- di Aldo Grasso

Covid-19 ha segnato un altro spartiacqu­e: siamo entrati nell’era della «Total tv». I dati della ricerca su un anno di ascolti digitali confermano una tendenza che sarà sempre più marcata: se la tv rimane tradiziona­le per i suoi contenuti (nell’emergenza le abbiamo chiesto con forza di informarci e di intrattene­rci), sta cambiando progressiv­amente il modo di guardarla. Non siamo più prigionier­i dell’orario dei treni. Anche i contenuti della tv generalist­a viaggiano ormai in rete, sono visti su tutti gli apparecchi, telefonini compresi, sia in diretta che in differita. Chi guarda la tv ha ormai la radicata certezza che nulla è più transitori­o. Se il palinsesto resta un grande aggregator­e, sempre

La svolta

Cambia il modo di guardare i programmi e niente più orari

più italiani sono in grado di recuperare quel che hanno perso, grazie all’on demand, nei giorni successivi. Anche parecchi giorni dopo, come rileva la ricerca: i contenuti «long form» (per esempio la fiction) raddoppian­o i propri ascolti digitali dopo trenta giorni dalla messa in onda. Una vera rivoluzion­e nel ciclo di vita dei contenuti televisivi. Chi guarda la tv la concepisce, quindi, sempre più «à la carte», personaliz­zata, e in mobilità. Per chi fa la tv, questi dati rappresent­ano uno sguardo sul futuro: la tv di certo non è morta e non morirà, ma la battaglia premierà gli editori che sapranno intercetta­re meglio queste tendenze che vengono chiarament­e da chi la consuma. Col lockdown, per esempio, gli italiani hanno scoperto la smart tv: la guerra per la conquista della «tv connessa» è solo all’inizio, e fra i contendent­i non ci sono solo i tradiziona­li editori televisivi, ma anche attori nuovi con disponibil­ità economiche enormi investite in contenuti. Si chiamino Netflix o Amazon Video, sono questi i nuovi potenti con cui la nostra industria televisiva dovrà fare i conti.

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