Mostre, scienza, scuola Dieci anni di impegno
Diana Bracco: oggi bisogna puntare sui giovani e sulle donne
cultura, della scienza e dell’arte quali mezzi per il miglioramento della qualità della vita e della coesione sociale, con una specifica attenzione all’universo femminile e ai giovani, ai quali è dedicato uno specifico progetto pluriennale, il Diventerò», ricorda Diana Bracco — Ceo del Gruppo e presidente della Fondazione —, la quale, voltandosi indietro, avrebbe soltanto l’imbarazzo della scelta nel ricordare ciò che è stato fatto dal 2010 ad oggi.
Ma provandoci, a piccoli passi, si potrebbe partire dal progetto più recente. «Insieme al Politecnico di Milano e alla sua Fondazione, siamo riusciti a far ritornare in Italia il ricercatore pugliese Gianvito Vilé: si tratta di un’iniziativa in netta controtendenza rispetto al fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli», racconta la presidente, accennando al premio Felder da un milione di euro, dato al giovane talento della chimica industriale.
Dalla performance più recente a uno dei primi traguardi della Fondazione. È il caso del restauro romano della Galleria Chigi, di Papa Alessandro VII, al Palazzo del Quirinale, conclusosi nell’ottobre del 2011. Dello stesso anno, la mostra alla National Gallery of Art di Washington, con le «Vedute di Venezia di Canaletto e i suoi Rivali», in collaborazione con la fondazione Bracco, la cui impronta scientifica è ben rappresentata nei due esemplari settecenteschi di camere oscure in mostra.
Scienza e cultura ritorneranno anche nella diagnostica applicata ai beni culturali, per la mostra milanese, «Dentro Caravaggio», a Palazzo Reale, con un focus sul violino (in collaborazione con il Museo del violino di Cremona). Di sicuro, la cifra che caratterizza i dieci anni della Fondazione è che tutto — performance e impatto sociale dei progetti — sembra passare attraverso una sorta di tomografia computerizzata, pronta a perdere le sue priorità medicali, grazie alle esperienze di vita vissute nelle periferie.
«Agendo in modo preventivo e inclusivo nelle periferie, si garantiscono accoglienza e opportunità, ma anche un ritorno umano ed economico», osserva Bracco, il cui pensiero va al quartiere Gorizia, di Baranzate, a nord di Milano, dove, nel 2016, è nato il progetto, «Oltre i margini», insieme all’associazione La Rotonda di don Paolo, «un uomo in grado di far dialogare tra loro le famiglie originarie di Baranzate con gli immigrati provenenti da ben 76 etnie diverse». Il miracolo, oltre che nel Fiore all’occhiello, la sartoria sociale, presto avrà la forma dello Spazio inoltre: «Il centro sociale di un pezzetto di periferia ridisegnata dall’architettura di solidarietà e imprenditorialità».
Le periferie
A nord di Milano, «Oltre i margini» fa dialogare dal 2016 persone con radici diverse