L’europa si avvicina
Rebic e Calhanoglu firmano tre punti preziosi Botta pesante per la Roma. Pioli: «Squadra vera»
Allora è vero, il Milan c’è. Non era un sogno di mezz’estate, è qualcosa di più, forse addirittura qualcosa di vero, di reale. La Roma era più di uno snodo, era un autentico crash test, la vera controprova dopo il sontuoso poker di Lecce dove tutto era sembrato troppo facile per essere vero. Nel caldo infernale di San Siro, molto più fastidioso del silenzio, alla fine a spuntarla è stato proprio il Diavolo. Che si è aggiudicato — facilmente no, ma alla fine con merito sì: 11-1 il dato dei tiri nella ripresa — il derby dei padroni americani ma soprattutto i tre punti che potrebbero avere un peso specifico enorme nello sprint verso l’europa che incendierà il mese di luglio.
L’obiettivo ormai può essere solo l’europa League, questo è chiaro, pensare oltre sarebbe solo sognare, ma da Elliott via Gazidis sono arrivati nelle ultime settimane messaggi chiarissimi alla squadra, simili a un diktat: l’europa League non sarà entusiasmante come la Champions, e qui siamo tutti d’accordo, ma la missione aziendale è tornare a giocare le coppe, non solo per la vetrina infrasettimanale, qualunque essa sia, ma anche per i 20 milioni che porta in dote la partecipazione al secondo trofeo continentale. Con un bilancio che rischia di far segnare un rosso di -100, servono. «Abbiamo vinto perché abbiamo giocato da squadra, vogliamo l’europa» sorride Pioli. Vede alle sue spalle allungarsi sempre più l’ombra di Rangnick, ma vuole giocarsela fino alla fine.
Cade male invece la Roma, dopo l’illusione della vittoria sulla Samp. Segnali negativi. Non è bastato a Fonseca a cambiare 6 uomini su 11. «Non possiamo regalare certi gol», il suo commento. Botta pesante, in chiave rincorsa alla Champions. A proposito di quattrini: fallire l’obiettivo sarebbe per la Roma un disastro finanziario tremendo.
E dire che nel primo tempo i giallorossi avevano mostrato anche qualcosa di più, specie dalla metà campo in avanti. Nell’ultima mezz’ora sono andati invece in tilt completo. Atletico e mentale. È lì, fra le pieghe di questo scarto sottile, che il Milan s’è infilato per spaccare la partita e riscrivere un finale col segno X che fino all’intervallo sembrava scontato. Per i rossoneri prima vittoria in campionato contro una squadra che li precede in classifica: fin qui lo score era spaventoso, un punto su 21. Anche questo è un segnale. Senza Ibrahimovic, che tornerà in panchina mercoledì a Ferrara contro la Spal, a risolvere la questione è stato ancora
8 gol segnati da Ante Rebic nel 2020 sui 17 complessivi del Milan: il croato ha realizzato il 47% delle reti. L’attaccante è sempre più centrale
una volta il suo vice, Rebic: sua la rete che alla mezz’ora ha incanalato la domenica, un tiro rabbioso e violento sotto la traversa a risolvere una azione confusa nel cuore dell’area. Per lui 8 reti in campionato, tutti nel 2020. Un uomo chiamato sentenza.
Ante ha vinto anche la sfida nella sfida con Dzeko: forza contro agilità, alla fine nell’afa di San Siro ha prevalso l’agilità. Prestazione così così per il bosniaco, che ha sulla coscienza un gol fallito, di testa, da due passi, sul pari. Diversi in realtà gli errori, da una parte e dall’altra, a conferma di una tendenza ormai indiscutibile in questo inedito campionato estivo. Non ha sbagliato invece Calhanoglu su calcio di rigore a due minuti dalla fine: 2-0 e ciao tutti.
Il Milan c’è. Mercoledì a Ferrara serve però il tris. In contemporanea si gioca Verona-parma: è il momento di piazzare l’allungo.