Alfa Romeo celebra un biscione lungo centodieci anni
Un evento con le collezioni al museo di Arese tra i modelli storici, per festeggiare il compleanno
È, all’apparenza, una vecchia cartelletta qualunque. Appoggiata sulla scrivania all’ingresso del grande archivio del Museo Storico Afa Romeo di Arese, che racchiude sei chilometri carta. Poi ti avvicini e, in una grafia antica, leggi sulla copertina del documento: «Ferrari comm. Enzo, consulente corse». La apri, temendo di sciuparla, e scopri che all’interno c’è la domanda di impiego. Praticamente la lettera di assunzione del Drake, che diventò poi capo dell’alfa Corse.
Ecco, la storia del Biscione non è solo motori e modelli leggendari. Sta anche in questi piccoli particolari, che raccontano una epopea tutta italiana fatta di uomini, genio, e passione. Tutto è cominciato a Milano, il 24 giugno del 1910 nella zona del «Portello», dove nel 1906 era nata la filiale italiana della francese Darraq, poi rilevata da un gruppo di imprenditori lombardi e ribattezzata A.l.f.a.:anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Il marchio chiarisce da subito il legame con la sua città di origine con il serpente visconteo- il biscione- e la croce rossa in campo bianco, ; ma A.L.F.A. richiama anche la prima lettera dell’alfabeto greco, a sottolineare l’inizio di un nuovo tipo di attività nelle costruzioni automobilistiche, quello di vetture essenzialmente sportive. Sportive come la prima HP «24 hp» che debutta alla Targa Florio del 1911, e l’ultima GTA, derivata dalla Giulia Quadrifoglio, con una versione potenziata del motore 2.9 V6 Bi-turbo da 540 cv, presentata al Museo di Arese dove iniziano le celebrazioni per l’anniversario. «È una grande festa per noi, perché non solo celebriamo i 110 anni di storia, ma anche la rinascita di un modello dopo 55 anni dall’originale — spiega Arnaud Leclerc, capo del brand Alfa Romeo Emea — che esprime i due Dna dell’alfa: da un lato performance e sportività, dall’altro stile, bellezza e italianità».