Si allungano su Volvo le ombre cinesi Meno autonomia?
La cura cinese in Volvo ha funzionato. I conti sono tornati in ordine, le vendite annuali sono passate da 449 mila a oltre 700 mila. Eppure in Svezia, dieci anni dopo l’acquisizione da parte del colosso Geely Holding, guidato da Li Shufu, c’è grande nervosismo, spiega il New York Times. Li aveva garantito a Volvo piena indipendenza, ha investito 10 miliardi di dollari e il valore del marchio è aumentato di dieci volte. Oggi però le promesse di libertà fatte a suo tempo da Li non sembrano più così solide. E a Stoccolma molti ora si chiedono se le aziende nazionali non si siano lanciate troppo in fretta o ingenuamente in partnership sbilanciate con i cinesi. Quest’anno Li ha annunciato un progetto di fusione fra Volvo Cars e il Geely Auto Group. Il che fa presagire una stretta all’autonomia operativa di Volvo e forse il trasferimento del quartier generale da Göteborg alla Cina. «Dobbiamo proteggere il potere di innovazione e la libertà di pensiero critico», dice Anna Margitin Blomberg, del sindacato ingegneri di Casa Volvo.