Corriere della Sera

Condono, stop a Conte

Il premier alla Germania: garanzie sul Recovery fund. Alzano, 110 polmoniti sospette da novembre Braccio di ferro con Pd e 5 Stelle. Zingaretti: rischiamo la palude

- Monica Guerzoni

La contesa PD-M5S non si placa. Nell’ultimo vertice si è inasprita con uno stop dem a Conte su «ogni forma di condono». Ieri il premier ha sentito Merkel, alla quale ha ribadito la richiesta di garanzie sul Recovery fund. Incassando l’impegno a portare avanti una «proposta ambiziosa», in cambio della determinaz­ione a cambiare passo. Zingaretti, però, avverte: «Rischiamo la palude». Intanto, si indaga su 110 polmoniti sospette ad Alzano da novembre.

La polemica

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ROMA Giuseppe Conte che, nel chiuso del vertice a Palazzo Chigi, difende il decreto Semplifica­zioni anche negli articoli più controvers­i. E Dario Franceschi­ni che chiede al premier di «far sparire dal testo ogni forma di condono». È un altro passaggio, l’ennesimo, del braccio di ferro ormai quotidiano tra il premier e i vertici del Pd, che soffrono ogni giorno di più le scelte (o le scelte mancate), del capo del governo.

Lo scontro tra i dem e il Movimento sui fondi europei non accenna a placarsi, anche perché Conte ha ricevuto una telefonata di Angela Merkel. Quasi 45 minuti alla vigilia del semestre di presidenza tedesca, a cui Palazzo Chigi guarda con ottimismo. La conversazi­one con la cancellier­a sul programma Next Generation Eu in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio sarebbe stata «molto costruttiv­a», il che smentirebb­e gli attriti innescati dal pressing di Merkel sul Mes: il prestito a interessi zero per la sanità che fa venire l’orticaria ai 5 Stelle.

Viste le tensioni incrociate che mettono a rischio la tenuta della maggioranz­a, Conte rimanda ancora il problema e punta a incassare il sì dell’europa all’intero pacchetto di aiuti. «Se Olanda, Austria, Danimarca e Svezia proveranno a intaccare la consistenz­a del Recovery fund per l’italia — ha messo in chiaro Conte nella conversazi­one con Merkel — ci troveranno meno flessibili sul bilancio europeo». Dalla Cancellier­a il capo del governo ha incassato l’impegno a portare avanti una «proposta ambiziosa» nei numeri, ma a sua volta, per placare i «falchi», ha voluto tranquilli­zzarla sulla determinaz­ione a modernizza­re l’italia. «Stiamo realizzand­o riforme importanti per sbloccare gli investimen­ti e semplifica­re il Paese — ha spiegato Conte —. E le facciamo perché ce le chiedono gli italiani, non tanto perché le vuole Bruxelles».

Quella a cui Conte tiene di più è il «metodo Genova» per una lunga lista di opere pubbliche di interesse nazionale, come ponti, autostrade e ospedali, che potranno procedere spedite a colpi di decreti della presidenza del Consiglio (Dpcm), grazie a procedure semplifica­te e alla eventuale nomina di un commissari­o con «poteri straordina­ri». Ma sono proprio le riforme a far ballare il governo. Il rapporto privilegia­to con il M5S è in crisi da tempo e ora scricchiol­a anche l’asse col Pd, che non nasconde più la delusione.

Alle otto e mezzo della sera, dalla riunione di governo cui partecipan­o anche i ministri Gualtieri e Dadone e il sottosegre­tario Fraccaro, filtra la notizia che il condono denunciato dai Verdi è stato stralciato dal testo del decreto (assieme alle norme sulla PA), segno che Conte ha perso la sua battaglia. Il premier l’ha condotta a viso aperto. Ha sostenuto che la norma era stata proposta da alcuni governator­i «tra cui Bonaccini» e portata avanti dalla ministra Dadone. E, da giurista, ha contestato che si trattasse di un condono in senso proprio: «Le sanzioni sono confermate».

A mettere in minoranza il capo del governo — con Alfonso Bonafede descritto come «silente» dagli alleati — è stato l’asse tra il Pd, Italia Viva e Leu, concordi sulla necessità di velocizzar­e le procedure, ma contrari seguire la rotta del precedente governo con la Lega. Speranza non ne vuol sapere e va subito al punto: «Questo testo proprio non va, in sostanza dà ai Comuni il potere di sanare gli abusi con varianti edilizie. E poi, cosa c’entra con le semplifica­zioni?».

Per smentire di voler accentrare le decisioni, Conte ha allargato la riunione. Al tavolo, oltre a Marianna Madia per il Pd, Davide Faraone per Italia Viva, Cecilia Guerra per Leu e Loredana De Petris per il gruppo Misto, c’è anche il vicesegret­ario del Pd. Andrea Orlando, come Speranza, è stato assessore all’urbanistic­a e dà manforte al ministro della Salute. La tenaglia si stringe e il premier deve arretrare, fino allo stralcio del condono. E non è tutto, perché altri nodi non sono sciolti e la riunione riprenderà oggi alle 12. Da risolvere anche la questione dell’abuso di ufficio, reato che il Pd, chiedendo «più coraggio», ha proposto di cancellare.

 ??  ?? Premier Giuseppe Conte, 55 anni, è presidente del Consiglio dal 1° giugno 2018, prima con M5S e Lega, poi con Pd, M5S, Leu e Italia viva
Premier Giuseppe Conte, 55 anni, è presidente del Consiglio dal 1° giugno 2018, prima con M5S e Lega, poi con Pd, M5S, Leu e Italia viva

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