I Regeni: ora via l’ambasciatore
Vertice flop con i magistrati del Cairo. La Farnesina: trarremo le nostre conclusioni
Quattro anni fa l’omicidio di Giulio Regeni. La verità ancora non c’è. E ora i magistrati egiziani invece di dare risposte chiedono «informazioni sulle attività di Giulio». I genitori: richiamate l’ambasciatore.
ROMA Nessuna risposta. Anzi, richieste. Un anno e mezzo dopo l’invio di una rogatoria alla magistratura egiziana da parte della Procura di Roma, i magistrati del Cairo fanno sapere che quelle richieste «sono allo studio» delle autorità, oggetto di una valutazione che si annuncia dall’esito niente affatto scontato. Al procuratore capo Michele Prestipino e al suo sostituto Sergio Colaiocco che chiedevano informazioni per procedere all’elezione di domicilio dei cinque funzionari indagati dell’intelligence egiziana per la morte di Giulio Regeni, i colleghi del Cairo hanno offerto una risposta scoraggiante. Fatta di dilazioni. Questo mentre affermano di voler conoscere le vere ragioni e gli obiettivi della visita del giovane ricercatore al Cairo. «Offensivo» replicano in coro Pal’incontro ola e Claudio Regeni, i genitori del ricercatore. Mentre dalla Farnesina fanno sapere che dopo l’incontro l’italia «trarrà le sue valutazioni».
Ma quali erano le attese alla vigilia dell’appuntamento e cos’è davvero accaduto durante l’incontro (una videoconferenza causa Covid-19) fra magistrati? La prima risposta attesa, quella che avrebbe potuto sbloccare lo stallo dell’indagine, erano i dati relativi ai cinque funzionari che avrebbero giocato un ruolo nel rapimento e poi nel depistaggio dell’inchiesta. Dati che permetterebbero ai magistrati italiani di interrogare e processare per concorso in sequestro di persona Sabir Tareq, Usham Helmy, Ather Kamal, Magdi Sharif e l’agente Mahmoud Najem. Ebbene quei dati richiesti attraverso una rogatoria non sono mai arrivati. Ora, al termine del
gli egiziani accennano a una riflessione da fare sulle informazioni richieste dai colleghi italiani mentre nulla di concreto viene messo sulla bilancia. Ai magistrati italiani che chiedevano rassicurazioni sulla risposta alla rogatoria inviata, gli omologhi egiziani hanno contrapposto un semplice no. Quindi un dettaglio, solo apparentemente secondario: le autorità del Cairo non hanno offerto alcun riferimento temporale — una data, un nuovo appuntamento — entro il quale offrire una risposta che, dunque, appare più che mai appesa a un futuro remoto, dai contorni imprecisati.
In tutto ciò è arrivata anche la richiesta di precisazioni su quali fossero le finalità del viaggio del ricercatore friulano. Il che riapre una questione che sembrava archiviata quando il precedente procuratore del Cairo Sabil Nadeq aveva definito Giulio, «amico dell’egitto», quella su una presunta attività di spionaggio da parte di Regeni. La Procura di Roma, faticosamente impegnata a tenere aperto il canale comunicativo con gli (Imagoeconomica)
egiziani, si è offerta di trasmettere informazioni. Quanto basta, insomma, per dare l’impressione di un complessivo arretramento nel negoziato con il Cairo. Proprio mentre l’italia è prossima alla vendita (ancora da perfezionare) di navi all’egitto. All'attacco la famiglia Regeni, assistita dal suo avvocato, Alessandra Ballerini: «Chi sosteneva che la migliore strategia nei confronti degli egiziani per ottenere verità fosse quella della condiscendenza, chi pensava che fare affari, vendere armi e navi di guerra, stringere mani e guardare negli occhi gli interlocutori egiziani fosse funzionale ad ottenere collaborazione, oggi sa di aver fallito. L’italia richiami l’ambasciatore in Egitto». Pessimista il presidente della commissione parlamentare che indaga sul caso, Erasmo Palazzotto: «Non abbiamo motivo di essere fiduciosi perché fino ad ora da parte egiziana sono arrivati soltanto tentativi di depistaggio e di coprire la verità».
Dalla Farnesina, invece, dicono: «Forte delusione per l’esito dell’incontro tra le procure. Esigiamo un cambio di passo e rispetto per la famiglia Regeni»