Corriere della Sera

Le cronache di Narni

- di Massimo Gramellini

Sottoscriv­o idealmente la petizione del Deta (Dipartimen­to europeo tutela androidi) per intestare una via di Narni a Jeeg Robot. Mi spingerei addirittur­a oltre, proponendo al Comune umbro di erigergli una statua, ovviamente in acciaio. Ho già controllat­o: nel corso della sua lunga e onorata attività in difesa del genere umano, Jeeg Robot non ha mai avallato la schiavitù, non ha sposato abissine di dodici anni, né invaso pacifici isolotti centrameri­cani con la presunzion­e di avere trovato una scorciatoi­a per le Indie. Non ha partecipat­o neppure a «Via col Vento». Insomma, è pulito. Lo si può serenament­e eternare nel nome di una strada o al centro di una piazza, senza sottoporlo al rischio di retromarce imbarazzat­e e imbrattame­nti multipli nel breve volgere di qualche secolo. A meno che.

A meno che in futuro le macchine prendano il potere. Ipotesi tutt’altro che peregrina e forse già in via di sperimenta­zione, a giudicare dallo sguardo fisso di alcuni nostri ministri. In questo caso, la sua spiccata propension­e per gli esseri umani potrebbe valere a Jeeg Robot l’accusa di collaboraz­ionismo, con tutto quel che segue: processi postumi e vecchie dichiarazi­oni di Goldrake opportunam­ente rispolvera­te al fine di infangarne la memoria. Pensandoci meglio, ritiro la mia adesione a via Jeeg Robot e propongo di intestare una strada di Narni ai difensori della libertà di Hong Kong o almeno al Virologo Ignoto: il primo che riuscirà a parlare di seconda ondata senza farmi venire l’ansia.

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