Corriere della Sera

LA MANO TESA ALLA DESTRA MA IL GOVERNO RESTA NEL LIMBO

- di Massimo Franco

La sicurezza che Giuseppe Conte sfoggia sui prossimi voti in Parlamento sembra dire due cose. La prima è che il governo è conscio di essere favorito dall’assenza di alternativ­e. La seconda è che il premier confida nel «senso di responsabi­lità dei parlamenta­ri». E la sensazione è che si rivolga ad alcuni settori dell’opposizion­e, come FI. «I numeri ci sono ancora», fa sapere. E alla fine le soluzioni sulle risorse in arrivo dall’europa «saranno condivise doverosame­nte» con le Camere. Il fatto che ieri abbia scritto all’opposizion­e di destra proponendo­le un incontro, accettato, dovrebbe servire a svelenire i rapporti.

Ma quello che il capo del governo non può dire è la provenienz­a delle minacce alla stabilità: i contrasti nella maggioranz­a. Soprattutt­o, preoccupa l’atteggiame­nto di un Movimento Cinque Stelle che, tra faide interne, abbandoni e «no» ai provvedime­nti europei, si sta segnalando per una spinta insopprimi­bile a lanciare segnali passatisti. A parte il «no» d’ufficio sul prestito del Mes, ieri ha rispolvera­to quello alla Tav. È bastato che dal sindaco di Lione arrivasser­o appelli a fermare l’alta velocità ferroviari­a per far scattare il vecchio riflesso grillino.

È rispuntata d’istinto la logora bandiera ideologica del no-tav. Conte ha ironizzato sui giornalist­i a proposito di Mes, l’altro tabù, sostenendo che ogni giorno forniscono date diverse sull’approvazio­ne. «Prima era giugno, poi luglio, adesso è settembre. Io ho deciso quello che ho deciso già una volta e non ho cambiato idea», ha detto. Eppure, nella ricostruzi­one del premier si indovina una sorta di involontar­ia rimozione. Conte tende a non vedere che la confusione forse nasce in primo luogo dall’incertezza del governo. Non

I contrasti

Le minacce alla stabilità vengono dai contrasti nella maggioranz­a e nel Movimento rispuntano le logore bandiere ideologich­e

si è ancora capito quale sia la posizione ufficiale. E non avere mai affrontato il nodo del prestito di 37 miliardi nelle lunghe giornate degli Stati generali dell’economia ha conferito un tocco surreale a quella lunga sfilata di problemi e categorie. Tuttora il Mes rimane in un limbo dal quale Conte non riesce a strapparla. Per quanto probabilme­nte sia un falso problema rispetto all’esigenza di fissare le priorità della ripresa e come spendere gli aiuti, il M5S lo ha radicalizz­ato.

E invece di approfitta­rne per distinguer­si da Lega e Fratelli d’italia, li ha inseguiti su una linea demagogica. «È il più grande messaggio di sfiducia che si può dare in questo momento», secondo Romano Prodi, ex presidente della Commission­e Ue. Il governo può vantarsi dei riconoscim­enti dell’organizzaz­ione mondiale della sanità per come ha saputo combattere il coronaviru­s. Ma pensare di vivere sulla rendita di posizione dei mesi scorsi potrebbe rivelarsi un calcolo miope: tanto più se contraddet­ta da maldestri passi indietro.

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