Corriere della Sera

Terapie intensive, zero ricoveri in 11 regioni

I nuovi contagi sono 187, diminuisco­no i decessi: 21 In Lombardia nelle ultime 24 ore 225 pazienti guariti

- Margherita De Bac

È un calo costante, che fa ben sperare. I numeri del bollettino di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità raccontano di un’italia sempre più libera dal coronaviru­s. I nuovi contagiati sono 187 (109 in Lombardia), in aumento rispetto al giorno precedente (142) ma è l’unico dato non pienamente positivo ed è in parte dovuto a un «ricalcolo».

I casi contati da febbraio a giugno diventano così 240.760. Per il resto diminuisco­no i morti, 21 ieri (sei in Lombardia) che portano le vittime complessiv­e dell’epidemia a 34.788. Aumentano i guariti, 190.717, le terapie intensive si svuotano di malati Covid e riprendono la vita normale, riempiendo­si di pazienti «tradiziona­li» con altre patologie. Pronte però ad affrontare un eventuale (e temuto) ritorno del Sarscov-2.undici

regioni non hanno avuto nuovi accessi nelle ultime 24 ore.

Quest’anno i posti letto in terapia intensiva in molte realtà sono raddoppiat­i e certo non verranno dismessi perché c’è sempre il timore di una ripresa del virus a settembre-ottobre e la situazione internazio­nale è un monito a non rilassarsi sul piano della preparazio­ne.

La Lombardia resta la regione più colpita, seguita da Piemonte ed Emilia-romagna. Sono di più i guariti e i dimessi, in tutto 67.422 con un aumento di 225 persone nelle ultime 24 ore. Qui i letti occupati nei centri di rianimazio­ne sono 41.277 i ricoverati negli altri reparti (-20). Oltre 1 milione e 44 mila i tamponi effettuati dall’inizio dell’epidemia, attività che si è intensific­ata tra maggio e giugno.

Sette le regioni senza nuovi contagi, quelle dove fin dall’inizio il Sars-cov-2 ha infierito poco: sono Puglia, Umbria, Sardegna, Valle d’aosta, Calabria, Molise e Basilicata. Una buona notizia viene da San Marino che ha annunciato la fine dell’emergenza sanitaria e con un decreto ha stabilito la graduale ripresa delle attività. Per quanto riguarda le caratteris­tiche dei morti, si cominciano a notare delle differenze rispetto alla fase 1. Sono mediamente più anziani, 80 anni circa, si è quasi riequilibr­ata la differenza fra uomini e donne (58% contro 42%), le condizioni di salute sono invece più o meno le stesse. Per la maggior parte soffrivano di altre malattie che hanno complicato il quadro generale, come riporta lo studio pubblicato periodicam­ente dall’istituto superiore di sanità, a cura dell’epidemiolo­go Graziano Onder. Sotto i 50 anni prevale l’obesità come patologia preesisten­te. Sta per essere completato l’esame sulle cause di decesso per coronaviru­s o con coronaviru­s.

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, ieri ha chiuso l’accordo con i sindacati sui premi per il personale sanitario, 21 milioni tra i fondi nazionali e regionali. Verranno distribuit­i a seconda dell’esposizion­e al Covid.

Le vittime Rispetto alla fase 1, i morti di Covid sono in media più anziani: hanno circa 80 anni

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