Vittadini e la «finanza sostenibile»: così si possono ottenere i fondi europei
Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà: la politica si muova
«Vent’anni fa ti ridevano dietro se parlavi di finanza sostenibile, l’economia al massimo erano i derivati».
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, incastra le tessere del suo mosaico. Un ragionamento teso a dimostrare come nella babele di strumenti finanziari targati Ue ce ne sia uno che in pochi in Italia vogliono vedere: i social bond. «Sono «più e meglio», sulla lunga distanza di Mes e Recovery fund «fondamentali certo, però legati alla contingenza». La trama del professore ciellino parte da lontano. Pietra angolare del suo ragionamento è, appunto, la sussidiarietà. Parola importante nell’universo di Comunione e liberazione, e inserita anche nella Costituzione all’articolo 118. È un principio declinabile in due modi: il pubblico interviene soltanto lì dove non riesce a farcela il privato oppure un’amministrazione agisce solo se un’amministrazione di livello più basso non ci riesce. «Per me significa costruire dal basso insieme, per il bene comune».
Ogni anno Vittadini presenta un rapporto in cui sulle ali della sussidiarietà volano diversi obiettivi: dal sostegno alle imprese alle riforme istituzionali. Ora è il turno dei progetti di «finanza sostenibile», quel genere di finanza che sceglie su che cosa puntare non solo in base ai possibili profitti, ma anche tenendo conto dell’impatto sociale. «Siamo in una nuova era, se uno oggi mette in piedi la fabbrica di pallone sfruttando i ragazzi indiani, finisce di lavorare un minuto dopo che l’hanno scoperto. Mercato e democrazia possono andare d’accordo».
Il rapporto sarà presentato oggi a Milano nella sede di Cariplo, uno degli attori protagonisti insieme con Cassa depositi e prestiti, Deloitte Italia, Intesa San Paolo e Amco. Per il governo sarà presente il sottosegretario Baretta. «L’italia com’è noto non spende i fondi strutturali. — puntualizza Vittadini —. Quello che dobbiamo fare è mettere in piedi una macchina che tra pubblico e realtà non profit possa stimolare entro settembre la presentazione
Il dossier
Oggi la presentazione del rapporto di 500 pagine sulle strategie da adottare
Tra pubblico e non profit bisogna stimolare progetti capaci di ottenere i finanziamenti Ue
di progetti capaci di ottenere i finanziamenti Ue. Nel segno della finanza sostenibile». E chi eroga materialmente i fondi una volta ottenuto il semaforo verde di Bruxelles? Cdp e Fondazioni bancarie. «Cassa depositi e prestiti lo sta già facendo: 17 miliardi di euro sono andati a progetti legati al lavoro dignitoso».
Per il professore bisogna quindi puntare su imprese solide che collaborino a strutturare questo percorso, rianimando anche la rete di banche territoriali. Il tutto è raccontato in un dossier di 500 pagine (il presidente di Cdp Fabrizio Palermo ne parlerà anche al Meeting) dove si legge come la sostenibilità sia diventata pure un modello di business. «Ma la fragilità della politica non aiuta. Per una volta maggioranza e opposizione si mettano d’accordo».