Corriere della Sera

«La pubblicità? Aprile choc Ma le imprese stanno ripartendo Vanno agevolati i consumi»

- di Sergio Bocconi (Gettyimage­s)

«Lockdown, industria e consumi fermi, il mondo a casa: il Covid-19 ha avuto effetti mai visti prima d’ora anche sulla pubblicità: nei primi quattro mesi dell’anno è caduta del 22,5%, nel solo mese di aprile di oltre il 40%. Ma ora, con la riapertura e la ripresa dei consumi, riparte anche questo settore: ci sentiamo di poter fare una stima per fine anno che, grazie a un possibile recupero, possa contenere il calo nel 2020 al 17%». Lorenzo Sassoli de Bianchi, fondatore di Valsoia e presidente di Upa, l’associazio­ne che raccoglie 500 aziende che rappresent­ano il 90% degli investimen­ti in pubblicità, sa bene che l’advertisin­g è uno dei primi segnali importanti su presente e futuro dell’economia, perché è la prima a risentire delle crisi e a percepire la ripresa, si “spegne” e “riaccende” con rapidità.

Quindi oggi delinea previsioni con cauta fiducia?

«La fiducia è fondamenta­le in un periodo critico come questo. Dare fiducia alle persone significa anche prendere decisioni politiche rapide ed efficaci. Come dire: prima i decreti, poi gli annunci».

A cosa fa riferiment­o in particolar­e?

«Sostenere misure che accompagni­no la ripresa dei consumi, come bonus fiscali e incentivi. Oppure con il prolungame­nto della cassa integrazio­ne, anche per evitare che piccole attività meno organizzat­e possano diventare focolai. E poi si può ridurre l’iva. Interventi magari spot certo, ma che adesso servono. Poi sul medio periodo sono d’accordo con chi, come Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera sollecita una riforma fiscale».

Come ha reagito l’industria al Covid?

«In modo sorprenden­te per rapidità ed efficacia della messa in sicurezza dei lavoratori, con lo smart working e anche con la creatività: messaggi pubblicita­ri che hanno trasmesso un senso di vicinanza, abbraccio emotivo, coesione e orgoglio nazionale. L’industria ha reagito bene e ora guarda al futuro».

Quali settori hanno ridotto meno e quali di più gli investimen­ti pubblicita­ri?

«Quelli legati ai consumi non rinviabili: alimentari, grande distribuzi­one, farmaci e telecomuni­cazioni hanno retto. Hanno sofferto auto, turismo, lusso e tempo libero. Tengono bene i servizi assicurati­vi. Vorrei sottolinea­re una cosa. Chi ha il coraggio d’investire sta cogliendo una doppia opportunit­à: tenere alta la notorietà del marchio e sfruttare un costo contatto più contenuto grazie a maggiori audience e letture di giornali».

Come sono andati gli annunci online?

«Sono diminuiti, ma hanno tenuto di più».

E saranno quelli che crescerann­o di più?

«Sì, certo, crescerà la pubblicità online, sulle piattaform­e digitali e in particolar­e sugli Ott, gli Over the top, ma anche sui siti dei giornali perché c’è sempre più fame di informazio­ne credibile. In più c’è il moltiplica­tore della total audience, cioè la fruizione della tv rilanciata in modo sempre più importante sull’online. E oggi misurata con precisione da Auditel».

Resterà più di qualcosa nella pubblicità post-covid dei contenuti di sostenibil­ità e sostegno trasmessi durante il lockdown?

«Ne sono sicuro: la pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizi­one dei valori e delle priorità. Si pensi ad ambiente e sostenibil­ità, inclusivit­à, uguaglianz­a di genere, consumo consapevol­e. E’ ormai una direzione rispetto alla quale non si torna indietro. Poi c’è un segnale molto importante: per interpreta­re la nuova fase che ci attende, le grandi aziende stanno ingaggiand­o per gli spot che verranno i migliori registi, come Sorrentino, Garrone e Guadagnino. Significa che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia».

E a proposito di “Over the top” e in particolar­e Facebook, va considerat­o un altro segnale verso una comunicazi­one più sostenibil­e il boicottagg­io avviato da alcune multinazio­nali verso le grandi piattaform­e?

Investimen­ti giù del 40% ma alla fine dell’anno la discesa sarà contenuta al 17%

«La sensibilit­à verso i messaggi di odio o razzisti rappresent­a una svolta importante: le aziende non desiderano che i propri marchi e quindi la propria reputazion­e vengano veicolati su piattaform­e dove sono ospitati messaggi negativi. È un tema che ora è esploso in tutta la sua drammatici­tà, e che noi di Upa abbiamo segnalato da anni».

Stop alle piattaform­e che veicolano messaggi di odio e discrimina­zione

Come?

«Con un libro bianco, che richiamava alla responsabi­lità le cui linee guida che hanno fatto il giro del mondo. Ora ci prepariamo a un’altra iniziativa fondamenta­le su questo terreno delicato»

Quale?

«Stiamo progettand­o una blockchain che consenta il tracciamen­to economico degli investimen­ti pubblicita­ri e la trasparenz­a della loro destinazio­ne. Se acquisto pubblicità secondo il profilo dei consumator­i che intendo raggiunger­e, non voglio poi trovarmela su siti con contenuti offensivi o falsi che minino l’integrità della marca. È anche importante tracciare i passaggi dei 100 euro che investo prima che i 27 euro finali (così dicono le statistich­e) arrivino, per esempio, al Corriere della Sera».

Che impegno richiederà e chi parteciper­à al progetto?

«Chiederemo l’adesione a tutto il sistema. Saranno necessari investimen­ti significat­ivi, nell’ordine di alcuni milioni. Ma la reputazion­e delle aziende e la fiducia dei consumator­i valgono molto, molto di più».

 ??  ?? Lorenzo Sassoli de Bianchi, fondatore di Valsoia e presidente di Upa, l’associazio­ne che raccoglie 500 aziende che investono in pubblicità
Lorenzo Sassoli de Bianchi, fondatore di Valsoia e presidente di Upa, l’associazio­ne che raccoglie 500 aziende che investono in pubblicità

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy