Fred De Palma: «Addio rap Il successo ha i ritmi latini»
Il cantante italiano star a Madrid. «Ma non parlo ancora lo spagnolo»
Señor De Palma... «Lo spagnolo non lo so ancora parlare bene: solo da qualche mese ho preso in mano lo studio». Ride Fred De Palma, Federico Pallana all’anagrafe di Torino dove è nato 30 anni fa. Tormentonista laureato la scorsa estate con «Una volta ancora» in coppia con Ana Mena e soprattutto unico italiano da export musicale, escluso Bocelli, dai tempi di Tiziano Ferro e prima ancora dell’onda Pausini, Eros, Nek: «Se illuminaba», versione in spagnolo di «Una volta ancora», ha avuto oltre 50 milioni di stream, in questi giorni è nella top 5 delle radio spagnole e, mai accaduto a un brano italiano, triplo disco di platino sul mercato spagnolo.
«La nostra generazione di artisti a partire da Sfera che è stato il primo a provarci, ha scoperto una musica globale con Spotify e si è detta “perché non provarci?”». Per raccontare il suo successo fa il modesto: «È arrivata la canzone. Risultati così non me li sarei aspettati nemmeno nelle visioni più ottimistiche».
Le cose vanno bene all’estero, ma lui cerca la doppietta da noi, con «Paloma», nuovo singolo (esce domani) feat la popstar brasiliana Anitta, che in questa occasione canta per la prima volta in italiano. La carriera di Fred è partita dal rap, campione di freestyle, quindi il debutto discografico nel 2012 e nel 2017 con il quarto album il primo «tradimento» con «Adiós». Dalle rime taglienti ai paragoni con Ramazzotti: all’epoca sarebbe forse inorridito. «Ho conosciuto Eros a Miami dove ho aperto un suo concerto. Al me stesso di 10 anni fa sarebbe sembrato strano, ma è un onore sentire l’accostamento dei nomi».
La musica latina è stata una folgorazione. «Non la conoscevo, mi arrivava solo l’eco più pop. Mi sono appassionato al reggaeton ed è stato come quando scoprii il rap: magia. La provenienza urban li accomuna, ma con queste canzoni si riflette, si balla e si canta. Passai da Drake alle scelte melodiche innovative di J Balvin.
L’abbandono del rap è stato progressivo ed è culminato con «Uebe», quinto album uscito l’anno scorso. «Il pubblico aveva capito che avevo preso una nuova strada. La prima volta con “Adiós”, però, ci furono momenti di hating estremo: aprivo i concerti di
Successo
Fred De palma con «Se illuminaba», versione in spagnolo di «Una volta ancora», ha avuto oltre 50 milioni di stream
Salmo e mi fischiavano. Ho ingoiato il rospo e sono andato avanti perché ci credevo». Quella canzone ha segnato l’inizio del rapporto con Takagi&ketra, i re Mida del latin pop in Italia. Loro gli hanno passato «Una volta ancora»: «Quando la sento in un locale pubblico vedo che tutti la cantano. Ha potenziale per durare nel tempo. Quando mi fecero sentire la prima bozza — non glielo ho mai confessato — non mi sembrava quella giusta». Nei mesi scorsi sono stati insieme a Medellin, capitale del reggaeton, e Miami, cuore del music business latino. «Paloma» è nata lì: «È un vallenato, un genere colombiano, e ci sono riferimenti all’esperienza di quei viaggi».
Fred De Palma ha mollato il rap nel momento in cui tutto sembrava oro. «Non ho mai avuto ripensamenti — spiega —. Avevo vissuto quel mondo al 100 per cento, ma iniziavo a sentire la stanchezza di un ambiente saturo. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo». A Sanremo ci andrebbe a ma «solo come ospite perché amo fare cose nuove e ormai gli artisti urban al festival sono sdoganati».
Non teme che alcuni testi politicamente scorretti su temi come donne e droga gli attirino critiche: «C’è un pezzo, si chiama “Rodeo”, in cui ho spinto: ma era il passato ed era l’abc del rap. Non ero contro le donne, era il tentativo di replicare quello che facevano in America. Ero piccolo e meno consapevole che certe cose possono influenzare chi ti ascolta».