L’omaggio a Vittorio Gassman, mattatore dalla forza irresistibile
Vittorio Gassman è stato protagonista di un omaggio delle reti Rai, Mediaset e La7 a vent’anni dalla sua scomparsa avvenuta il 29 giugno 2000. Aveva 78 anni. L’ultima volta che Gassman è apparso in video (luglio ‘99) lo ha fatto per organizzare un congedo. Era una classica cena delle beffe: fingendo di uscire di scena, ha radunato una platea illustre perché assistesse al suo epitaffio.
Che era questo: «Non si fece mai impallare, né in scena né in vita». Impallare è un termine gergale usato per indicare l’inconveniente che può verificarsi durante le riprese quando un oggetto estraneo si frappone fra la telecamera e il soggetto inquadrato. È vero, non successe mai perché tale era la forza di Gassman che nessuno avrebbe mai osato incrociare dalle sue parti. Tale era la sua forza che, d’istinto, con il «Mattatore» (4 febbraio 1959, 10 puntate, testi di Federico Zardi) inventò due capisaldi della tv moderna: la contaminazione dei generi e dei registri e il «contenitore», ovvero quel segmento che propone frammenti di programmi diversi tenuti insieme dal carisma del conduttore. E siccome fu il primo a inventarli, fu anche il migliore.
La trasmissione comportava un magistrale lavoro di cucitura tra media diversi sottoposti a un incontro parodistico, in cui si passava dal teatro alla lirica, dalla cronaca al costume, dai classici alla politica. In tv Gassman ha portato l’adelchi (’61), «Il gioco degli eroi» (’63), è stato ospite fisso di «Canzonissima» (dal ’71 al ’73), ha proposto molteplici testi letterari e teatrali, ha letto persino, nella tarda notte, la «Divina commedia» (’90), ha recitato poesie in «Cammin leggendo» (’96).
Ha rifatto per Canale 5 (’99) una nuova edizione del «Mattatore», solo per erigere un ultimo rifugio ai suoi fuochi inestinti e alle sue irresistibili pulsazioni. Su Rai Play è visibile «Vittorio Gassman, il mattatore», un capitolo di Storie della tv di Rai Cultura.