Corriere della Sera

Virtù e debolezze delle toghe

La contraddiz­ione con la necessaria immagine di austerità

- di Pierluigi Battista

Nell’ennesimo capitolo della guerra tra magistratu­ra e politica si annidano particolar­i che dalla tragedia stingono in commedia.

Sarà perché in Italia le cose più gravi contengono sempre un elemento che rischia di farle precipitar­e nel grottesco, oppure perché spesso da noi, come diceva Ennio Flaiano, «la situazione politica è grave, ma non è seria», eppure anche in questo ennesimo capitolo della guerra tra magistratu­ra e politica, nella confession­e di un magistrato che dice di aver partecipat­o in Cassazione a un «plotone d’esecuzione» per condannare e far fuori politicame­nte Silvio Berlusconi, si annidano particolar­i che dalla tragedia stingono nella commedia. Lo scenario è fosco, se confermato anche solo in parte il meccanismo perverso raccontato dal giudice: una manovra orchestrat­a per stroncare il leader di un partito e di uno schieramen­to, la magistratu­ra politicizz­ata come ariete per annichilir­e per via giudiziari­a un avversario politico, la Cassazione che in fretta e furia emette il suo verdetto di condanna per costringer­e un ex presidente del Consiglio a scontare una pena ingiusta e ritirarsi dalla scena politica, e comunque ad essere estromesso da senatore. Uno scenario gravissimo, appunto, e le opposte tifoserie, prima di affrontars­i con le solite grida e le solite scomuniche, dovrebbero prima accertare quali siano veramente i fatti, perché una nuvola troppo densa grava sulla politica italiana sospettata, grazie all’appoggio fattivo di una parte della magistratu­ra, di aver cancellato il leader da battere con mezzi sleali e non democratic­i.

Per la magistratu­ra sono tempi di nubi e di sospetti. Ma tra registrazi­oni, intercetta­zioni, trojan e denunce, il caso del processo a Berlusconi come ultima propaggine mediaticam­ente rilevante e il caso Palamara esploso da un anno a questa parte sembra sempre che un elemento grottesco contribuis­ca a dare un’immagine di una magistratu­ra prigionier­a di miserie, piccoli favoritism­i umani troppo umani, e comunque in contraddiz­ione con l’immagine di austerità e di gelosa autosuffic­ienza che il potere giudiziari­o dovrebbe offrire di sé in uno Stato di diritto. Emerge per esempio dai resoconti dei giornali che hanno trattato questa vicenda un particolar­e non ancora confermato e tutto da provare ma che avrebbe visto il giudice Franco interessar­si per un certificat­o medico contraffat­to non per una seria malattia ma per un’operazione di chirurgia estetica al seno di una conoscente.

Piccole miserie, inserti di commedia all’italiana dentro la tragedia di una democrazia che si sospetta essere stata alterata da un intervento poco ortodosso della magistratu­ra. Ma di queste piccole miserie, il caso che si è addensato attorno alla miriade di intercetta­zioni del magistrato Palamara offre una varietà sconcertan­te, destinata a non gettare una luce molto positiva sulla tenuta istituzion­ale di chi dovrebbe essere solo la bocca della legge. Tra manovre spartitori­e, lottizzazi­oni correntizi­e, nomine basate sulla fedeltà e l’appartenen­za, cioè una tragedia per l’ordine giudiziari­o e per la qualità stessa di uno Stato di diritto rispettoso dei cittadini, emerge un quadro in cui, per esempio, la richiesta di biglietti in tribuna per le partite importanti, le segnalazio­ni di amicizie, l’offerta di piccoli privilegi, favori minimi, raccomanda­zioni minori, ammiccamen­ti vagamente clientelar­i fanno da sfondo poco compatibil­e con l’idea che dovremmo farci di una magistratu­ra autorevole.

Ora è l’interessam­ento per un certificat­o medico a favore di un intervento estetico al seno. Ma già ai tempi di Mani Pulite affiorò, senza nessuna rilevanza penale, un quadro di favori, di prestiti di contanti consegnati nelle scatole delle scarpe, e di affitti al centro di Milano. E molti hanno dimenticat­o l’inchiesta di un magistrato che doveva mettere sottosopra l’ambiente dello spettacolo e che finì nella relazione del suddetto magistrato con una soubrette, promettent­e promessa proprio in quell’ambiente dello spettacolo. Debolezze, cadute, vanità, spirito di sottobosco che però stridono con l’immagine che la magistratu­ra dovrebbe coltivare, per trasmetter­e autorevole­zza e indipenden­za. E anche questo insieme di piccole miserie può costituire un indebolime­nto della fiducia dello Stato. Una doppia tragedia.

Ieri e oggi

Le indiscrezi­oni sulle vicende private di Franco dopo il caso delle chat di Palamara

 ??  ?? Ercole Aprile
Giudice a latere, oggi 59 anni, in magistratu­ra dal 1989
Amedeo Franco
Relatore, deceduto nel 2019, era in magistratu­ra dal 1974
Antonio Esposito Presidente di sezione, 80 anni, magistrato dal 1965
Claudio D’isa
Giudice a latere, 73 anni, in magistratu­ra dal 1975
Giuseppe De Marzo Giudice a latere, 56 anni, in magistratu­ra dal 1991
Ercole Aprile Giudice a latere, oggi 59 anni, in magistratu­ra dal 1989 Amedeo Franco Relatore, deceduto nel 2019, era in magistratu­ra dal 1974 Antonio Esposito Presidente di sezione, 80 anni, magistrato dal 1965 Claudio D’isa Giudice a latere, 73 anni, in magistratu­ra dal 1975 Giuseppe De Marzo Giudice a latere, 56 anni, in magistratu­ra dal 1991

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