Corriere della Sera

Il piano che non c’è

- di Daniele Manca

La promessa è che oggi in sede di Consiglio dei ministri si possa arrivare al varo del Piano nazionale di riforma ( Pnr) che doveva essere inviato entro giugno all’Unione europea. Siamo purtroppo l’unico Paese che non l’ha ancora fatto.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che si è preferito aggiornarl­o alla luce dell’evoluzione della pandemia e a quanto l’Europa sta preparando per fare fronte all’inevitabil­e recessione determinat­a dal Covid- 19. Resta il fatto che siamo l’unico Paese a non averlo ancora consegnato. Ed è purtroppo indice di un rapporto che continua a essere irrisolto tra noi e l’Europa. Queste settimane e mesi trascorsi a discutere del fondo salva stati, dimentican­do che si tratta di un trattato firmato anche dal nostro Paese, ne è la dimostrazi­one. L’ansia di voler sempre rimettere in discussion­e quanto fatto dai governi precedenti. L’alimentare il clima di sospetto nei confronti dei nostri partner. Gli errori fatti dagli altri Paesi che immediatam­ente diventano complotti. Le esitazioni nel decidere. Ma si crede davvero che i cittadini, le famiglie, le imprese, l’Italia, abbiano questo continuo bisogno di essere sollecitat­i a mobilitars­i contro nemici veri o immaginati? Davvero si pensa che il nostro agire sia al centro di ogni pensiero che passa per quelle che un tempo si chiamavano le cancelleri­e europee? Facciamoce­ne una ragione: se non vogliamo prendere le linee di credito ( molto vantaggios­e) che il Mes è pronto a erogare, nessuno in Europa si farà il sangue amaro. Tranne farsi l’idea che forse non ne abbiamo bisogno. O che non crediamo a quanto stabilito dall’Eurogruppo che è un organismo formale e che ha stabilito che non ci saranno condizioni. Si spera forse che le decine di miliardi che arriverann­o con il Recovery plan non siano anch’essi condiziona­ti? È un’illusione. L’Italia, come i suoi partner, ha il diritto e il dovere di sindacare su come vengono usati i soldi dell’Europa. E viceversa. A volte dimentichi­amo che l’Europa siamo anche noi. Oggi capiremo se lo saremo anche nel rispettare le scadenze.

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