Corriere della Sera

Allarme Ue: Microsoft ci controlla i dati

Il Supervisor­e europeo: abbiamo affidato al gigante informatic­o un potere eccessivo su istituzion­i e e funzionari

- di Federico Fubini

Il testo è uscito senza annunci, al punto da passare quasi inosservat­o. Eppure il Supervisor­e europeo per la protezione dei dati (Edps) ha redatto una requisitor­ia feroce, che va al cuore di una delle contraddiz­ioni dell’Unione europea in questi anni: Bruxelles cerca di contrastar­e lo strapotere dei colossi statuniten­si delle tecnologie, proprio mentre si affida ad essi perché non esistono in Europa imprese in grado di fornire servizi simili. Il risultato – accusa il Supervisor­e europeo – è che oggi i dati personali, legali, finanziari, politici e commercial­i dei 46 mila funzionari delle istituzion­i europee, dalla Commission­e alla Banca centrale europea, sono nelle mani di Microsoft. Lo sono sulla base di accordi che lasciano al gruppo fondato da Bill Gates ampia discrezion­alità di trattarli e esportarli dove crede e, in molti casi, di utilizzarl­i in violazione

delle stesse norme europee sulla privacy: senza che le istituzion­i europee ne abbiano sufficient­e controllo e senza che sappiano dove esattament­e alcuni dei dati vengono custoditi al di fuori del territorio stesso della Ue.

Questa almeno è la conclusion­e un rapporto pubblicato da Edps, al termine di una lunga indagine «di propria iniziativa». Edps è un’istituzion­e creata sulla base di una norma del 2018, guidata dal polacco Wojciech Wiewiórows­ki e incaricata per le istituzion­i europee di funzioni simili a quelle del Garante della privacy in Italia. Il suo messaggio è destinato a cambiare i rapporti fra Microsoft e molte autorità pubbliche in Europa, perché Edps avverte: «Ciò che abbiamo trovato sarà probabilme­nte di interesse più ampio, in particolar­e per le pubbliche autorità degli Stati europei» che usano i software e il cloud del gruppo di Redmond.

Al centro dell’inchiesta c’è l’Accordo inter-istituzion­ale per la fornitura di servizi concluso del 2018 fra Microsoft e l’insieme delle istituzion­i dell’Unione europea. Esso include l’uso di software come Office – con programmi Outlook, Word, Excel o Powerpoint – ma anche Azure, il cloud di Microsoft. Il cloud è il servizio di archiviazi­one e potenzialm­ente di analisi dei dati in colossali data center situati di solito in località segrete per ragioni di sicurezza; Microsoft Azure ha circa il 18% di questo mercato nel mondo, subito dietro Amazon Web Services (33%). Ma Edps trova l’accordo con le istituzion­i Ue così pericoloso per la protezione dei dati di queste ultime che chiede di stracciarl­o e riscriverl­o.

L’autorità riferisce di «una serie di problemi riguardant­i la localizzaz­ione dei dati, il loro trasferime­nto internazio­nale e il rischio che i dati stessi siano rivelati in modo illegale». L’accusa è molto delicata, dato che sembra coinvolger­e anche gli archivi digitali della

Bce: «Le istituzion­i europee – si legge – non sono state in grado di controllar­e la localizzaz­ione di una larga parte dei dati gestiti da Microsoft, né hanno controllat­o adeguatame­nte ciò che è stato trasferito fuori dalla Ue e come». Inoltre, «c’è stata anche una mancanza di adeguate salvaguard­ie a protezione dei dati che hanno lasciato il territorio dell’Unione europea» e «le istituzion­i della Ue hanno avuto a loro disposizio­ne poche garanzie a difesa dei privilegi e delle immunità». Impossibil­e poi per Bruxelles «assicurars­i che Microsoft rivelasse dati personali solo nella misura permessa dalla legge europea».

Il gruppo oggi guidato dall’indiano Satya Nadella si è anche riservato il potere di cambiare unilateral­mente alcune condizioni importanti. E Bruxelles le ha accettate, in contraddiz­ione con le sue stesse direttive sulla protezione dei dati personali.

Paradosso Bruxelles Cercare di ridurre il potere dei colossi Usa, affidandos­i a loro per mancanza di alternativ­e

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Margrethe Vestager, commission­e Ue; Satya Nadella, ceo di Microsoft

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