«In difesa della civiltà»
Muti in concerto a Paestum per le vittime dell’Isis Il maestro: «Ogni forma di atrocità va condannata»
Cherubini, ed ecco i ragazzi della Syrian National Symphony Orchestra, rifugiati in Germania dal 2015, che poi è l’anno in cui morì decapitato, per mano dei barbuti aguzzini dell’Isis, Khaled al-Asaad, che era a capo del sito archeologico di Palmira caduto in difesa della cultura sotto la furia iconoclasta.
Il concerto, dedicato a lui e a Hevrin Kalaf, si è aperto a mo’ di Preludio con uno strumento orientale a corde e la voce siriana di Aynur Dogan, che ha portato i canti di libertà della sua terra martoriata, il nomadismo, una donna data in sposa per riappacificare due famiglie… Il neoclassicismo di Beethoven e la musica etnica che riporta al rito e al simbolo dei templi. «Idealmente, è come se fossimo a Palmira», ha detto Muti, che poche ore prima aveva interrotto,
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Emoziona suonare l’Eroica di fronte a templi che ci riportano a momenti eroici, la nostra è una testimonianza di fratellanza e affetto verso un popolo che ha sofferto e soffre
commosso, la prova generale perché la luna si era andata a infilare tra le colonne del tempio. Così ha invitato i Cherubini a salire a turno, in fila indiana, sul podio, da cui si guardava quello spettacolo della natura, per poi declamare i versi di una canzone di Salvatore Di Giacomo sui filamenti argentei della luna campana «ncopp’ a lu mare».
«Ogni forma di atrocità — ha detto il direttore — è da condannare. Palmira è uno dei luoghi da cui è nata la civiltà europea. Khaled è un eroe che ha sacrificato la sua vita in nome della bellezza e della cultura, in difesa delle nostre radici, e così Hevrin. Ho ripensato a un verso di Pascoli, quando chiamava il nostro pianeta atomo opaco del male. Visitando il museo di Paestum, si vede che ogni azione bellicosa era sempre accompagnata dalla musica, cosa che abbiamo in gran parte dimenticato».
Dopo il lockdown in cui è stato «in compagnia celeste» della Messa Solenne di Beethoven, Riccardo Muti apre e chiude questa irripetibile estate della pandemia, nel mezzo la sua amata Austria: prima un concerto coi Wiener che gli hanno mandato un aereo privato quando gli spazi aerei con l’Italia erano ancora chiusi, poi in agosto la Nona di Beethoven a Salisburgo, nell’edizione del centenario.