«Gianluca al parco vomitava In Rete e dai testi del trap impariamo a usare la droga»
Gli amici: volevamo portarli in ospedale, hanno detto di no
«Sono rimasti tutto il tempo seduti sulla panchina. Gianluca sembrava stesse peggio rispetto a Flavio: ogni tanto si accasciava e quando ci avvicinavamo per chiedergli perché si sentisse così male, sembrava quasi che gli occhi gli si girassero indietro».
Attimi drammatici che segneranno per sempre le vite di quattro amici di Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi. Sono stati loro, qualche ora più tardi, a indicare ai carabinieri chi aveva venduto il metadone ai due amici inseparabili nel parchetto del quartiere San Giovanni, a Terni, vicino ai giochi di Gommolandia. Un racconto preciso, riportato anche dal gip Barbara Di Giovannantonio nella sua ordinanza, una fotografia chiara che ha consentito ai militari del Reparto operativo e della compagnia di Terni di individuare subito «Aldo», come il pusher di 41 anni Aldo Maria Romboli, conosciuto proprio da quelle parti, dove peraltro abita. «Gianluca ci ha detto che si sentiva male perché aveva preso la codeina (un sedativo) che gli aveva venduto Aldo. Ha vomitato una sostanza biancastra, ma noi gli abbiamo spiegato che non poteva trattarsi di quella perché la codeina è viola mentre questa era bianca, e quindi poteva essere metadone».
Giovani già esperti in stupefacenti e farmaci, e dei loro effetti, così come ha spiegato il procuratore capo Alberto Liguori. Una ricostruzione che dopo essere stata fatta ai carabinieri e quindi in Procura, è stata ripetuta di persona ai genitori di Flavio e Gianluca, che i loro quattro amici hanno incontrato a Terni nel pomeriggio di giovedì scorso. Lacrime e abbracci, ma anche la forte volontà di padri e madri di conoscere la verità, di sapere come è andata davvero. «Avevamo organizzato una partita di calcetto nel campo sportivo del quartiere. Ci siamo incontrati in via Milazzo, Flavio è arrivato in microcar insieme con Gianluca. Erano le 22 circa (di lunedì scorso), non hanno voluto giocare perché non si sentivano bene. Gianluca era molto stanco, faceva fatica a reggersi in piedi, ma loro ci hanno rassicurato: “Basta bere un po’ d’acqua e stiamo bene”. Lo stesso Flavio — sempre secondo il racconto fatto dagli amici — ha detto di avere la sensazione di dover vomitare, ma sembrava comunque stare un po’ meglio. A mezzanotte circa ha ripreso la microcar per tornare a casa. “Non voglio fare tardi, domani ho l’alternanza scuola-lavoro”, ci ha detto. Mentre Gianluca è stato riaccompagnato a casa a piedi da uno di noi». Era l’una circa. Forse il 15enne ha preferito aspettare ancora un po’ per riprendersi. Il sospetto è che i due amici non abbiano voluto recarsi in ospedale — come gli sarebbe stato consigliato da altri ragazzi — per non dover fornire spiegazioni su quello che avevano assunto. Un segreto che, purtroppo, si è rivelato fatale.
Sulla questione codeinametadone bisogna ancora fare chiarezza. Anche perché un altro degli amici della coppia di minorenni ha raccontato di averli visti prendere in altre occasioni, forse una a giugno (e l’episodio viene contestato a Romboli), proprio il sedativo da «Aldo» e quella volta — secondo il gip — il 41enne «aveva spiegato come diluirla per l’assunzione». Sempre il giudice sottolinea nell’ordinanza come sia emersa dall’indagine dei carabinieri «un’allarmante consuetudine fra i ragazzi, sopratutto adolescenti, di assumere metadone o codeina diluiti con acqua o altre bevande per ottenere un effetto rilassante». «Ma come miscelarle — hanno raccontato i giovani sentiti fino a oggi — lo impariamo con i video su internet e dai testi dei cantanti “trap”».