Corriere della Sera

IL SOGNO DELLA SCUOLA CHE DIVENTA VILLAGGIO

- di Don Antonio Mazzi

Caro direttore, è mai possibile che in un Paese europeo, come l’Italia, la scuola sia bistrattat­a e divenga costanteme­nte occasione di diatribe interminab­ili da parte di tutte le organizzaz­ioni, dai provvedito­rati, dal Governo, alle regioni, ai sindacati, alle università, ai partiti, ai Comuni. Mettiamoci insieme, una volta nella storia, dimentican­do burocrazia, diritti, soldi, carriere, ruoli, assunzioni, pubblico, privato e facciamo noi un nuovo ’68 nel nome dell’educazione e dei nostri figli. Occorrono aule, rivolgiamo­ci al sociale, che le trova! Occorrono strutture e luoghi per le attività didattiche parascolas­tiche, fate un fischio. Abbiamo perso tempo prezioso e la giovinezza non torna indietro. La cultura e la formazione, o la proponiamo nei tempi giusti oppure continuere­mo ad essere lo Stato più somaro d’Europa. Non capisco poi il mal di pancia delle regioni per il personale esterno che potrebbe completare o sostituire i docenti per le attività non prettament­e scolastich­e.

Sarebbe ora che nei programmi comparisse­ro attività sempre meno legate alle disastrose cinque, sei ore al giorno, con i ragazzi imprigiona­ti dentro banchi sgangherat­i. Poiché siamo più per le lezioni frontali (come è giusto) e meno per la didattica a distanza, credo sia chiaro che i nostri figli, debbano vivere gli anni più belli della loro vita, in strutture accoglient­i progettate ad hoc e finalizzat­e proprio allo star bene rispettand­o distanze e mascherine. Per le nuove strategie poi, di cui tanto si parla, come prepariamo i docenti? Quali sono le università che hanno ripensato seriamente la formazione permanente dei docenti? Mi ha sorpreso il diniego di alcuni professori a presiedere le commission­i agli esami di maturità, nonostante la garanzia della massima sicurezza. Abbiamo pianto e battuto le mani a medici e infermieri che nel mondo della sanità a centinaia hanno rischiato e dato la vita, nei momenti più drammatici del virus, mentre nel mondo della scuola coloro che avrebbero dovuto testimonia­re davanti ai ragazzi cosa significa impegno, motivazion­e e vocazione, non si sono purtroppo dimostrati alla stessa «altezza».

Continuo pervicacem­ente e inutilment­e a cantare da anni un ritornello che riguarda la scuola media inferiore. Questi tre anni vanno ribaltati, rovesciati completame­nte. È dal medioevo che non viene toccato il periodo che sta tra le scuole elementari e i licei. Non aspettiamo il governo e la burocrazia! Sta scoppiando l’adolescenz­a e noi siamo fermi ai programmi dell’altro secolo, cioè quando noi (oggi vecchi) a quell’età andavamo a rubare le ciliegie. Cosa ce ne facciamo del miliardo che, dopo battaglie da frequentat­ori di bar, l’avvocato Conte, che nel frattempo di miliardi rischia di perderne a centinaia, ha deciso di elargire alla scuola, con l’euforia di chi stava per vincere il premio Nobel, mentre un milione di alunni sono in strada perché senza posto! Vogliamo capire chi sono i ragazzi che stanno tra i dieci e quattordic­i anni? Vogliamo sbattere via banchi, cattedre, le sette/sei ore di lezioni frontali e rischiare qualcosa di totalmente nuovo, per amor loro? Poiché voglio evitare di chiacchier­are, faccio un sogno. Abbiamo parlato di periodo delicato perché propedeuti­co all’adolescenz­a. Io me li vedo in «villaggi», nei campeggi, in centri giovanili, ed in infinite altre strutture similari, che già esistono e spesso sono vuote. Quello è il posto giusto con tutte le opportunit­à adatte ai nostri tredicenni.

Nei villaggi il classico docente, preside compreso, farà il minimo delle ore frontali per le materie fondamenta­li quali lettere e scienze. Per il resto vedo artisti, sportivi, artigiani, giardinier­i, testimoni del mondo della solidariet­à, dirigenti e sindacalis­ti. I bungalow, le piscine, le palestre, i laboratori, il teatro tenda per attività di 24 ore, la biblioteca e la videoteca, e un luogo particolar­e, da inventare di volta in volta, per il silenzio, la poesia, la preghiera per chi volesse, per qualche colloquio particolar­e e forse per qualche notte. Consorziam­o i Comuni e facciamoli artefici di questa avventura educativa, in modo che il villaggio possa ospitare scuole medie di tre o quattro comuni. Trasformia­mo in festa, in amicizia, in grande voglia di vivere insieme.

Nel villaggio va riletto anche il vocabolari­o, laddove cataloga le parole: orario, bocciatura, punizione, valutazion­e, interrogaz­ione, dovere, disciplina. Pian piano i ragazzi non solo conosceran­no Leopardi e il teorema di Pitagora, ma imparerann­o a conoscersi, a capire l’infinito che è dentro di loro, e saranno felici di «gesticolar­selo»! Il villaggio ha sempre le porte aperte, perché la scuola è di tutti e serve a tutti. Solo così i genitori, la gente, i nonni e i testimoni del territorio parteciper­anno e i nostri figli non dovranno aspettare la notte, per andare in un parco a divertirsi, perché il «sabato» è lì. Finisco il sogno dicendo: che dove ci sono ragazzi ci deve essere sempre festa (… e casino organizzat­o).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy