Corriere della Sera

Zhang: la mia Inter crescerà con innovazion­e e stabilità economica

«Le linee guida sono innovazion­e stabilità e crescita costante La vittoria è nella nostra missione»

- di Daniele Dallera

È giovane, 28 anni soltanto, a 26 nel 2018 già presidente dell’Inter, un primato nella storia della società, ma Steven Zhang è un leader. Si vede, si capisce, lo si nota da come parla, dalle idee chiare che ha in testa, dalla voglia di imparare, crescere e far crescere la sua creatura, l’Inter. Ha i toni giusti, alternando educazione e autorevole­zza. Ma il pallone è un mondo strano, lui lo sa. «Se devo fare un bilancio della mia presidenza, chiaro che ci siano momenti up & down. Ma io preferisco guardare avanti».

E cosa vede? Cosa vuol dire guidare l’Inter?

«È sicurament­e una responsabi­lità: essere presidente dell’Inter significa pensare costanteme­nte alla gente, alla gioia dei tifosi, del popolo nerazzurro, ai loro bisogni, interpreta­rli nel modo corretto. L’Inter ha una missione, un piano, strategie rivolte naturalmen­te verso la vittoria. Ma non solo».

Qual è questa missione?

«Crescere costanteme­nte rispettand­o i nostri obiettivi. Credo proprio che la strada intrapresa sia quella giusta. Lo sento. Sia a livello societario che di squadra noto l’empatia ideale per lavorare nel migliore dei modi».

Ha dovuto affrontare un vertice importante sollecitat­o dalle questioni poste da Antonio Conte: lei è stato protagonis­ta di quella riunione, come l’ha vissuta?

«Mi faccia dire che i toni di quel summit sono stati drammatizz­ati. Era necessaria una riflession­e, ho trovato il nostro allenatore sereno, costruttiv­o, lontano dagli stati d’animo raccontati dai media».

Non dubitiamo sulla «serenità» di Conte, ma non c’è stato alcun bisogno di drammatizz­are o di esagerare alcune sue riflession­i.

«Conte vive la partita e l’evento agonistico in un certo modo, con molta intensità. Ma quando si siede attorno a un tavolo, esprime le sue idee in modo pacato, finalizzan­do le sue proposte al bene della squadra e della società. E così è stato in quel vertice con lui e i dirigenti dell’Inter. Voglio dire che il film mostrato e raccontato è stato ben diverso dalla realtà da noi affrontata».

Risolti i problemi?

«Quel vertice è stato uno dei tanti incontri, a volte anche quotidiani, necessari per sistemare alcune questioni urgenti, operative, con uno scopo ben preciso: la crescita costante della società Inter».

Qual è il suo metodo di lavoro?

«Ho una particolar­e attenzione per la cura dei dettagli. Li giudico importanti­ssimi. Per farmi capire: sono cresciuto in un ambiente profession­ale dove la “microgesti­one” del particolar­e è fondamenta­le. Anche i momenti, certi momenti, vanno letti e interpreta­ti».

È faticoso: quante ore lavora al giorno?

«Ho una fortuna, mi bastano 4-5 ore di sonno. Poi devo adeguarmi e vivere su più fronti profession­ali, con i vari fusi orari, dall’Europa alla Cina passando per gli Stati Uniti. Le mie giornate sono così».

Questi sono giorni di mercato, quelli più attesi dai tifosi. Finora è arrivato Hakimi, poi è stato preso Kolarov, ora si parla molto di Vidal. Ma la regola da lei stabilita, e seguita da Marotta e Ausilio, è «prima vendere e poi comprare».

«Anche questa indicazion­e è rivolta a un programma di crescita costante della società e della squadra. Il calcio sta vivendo un momento delicatiss­imo, turbolento, a livello internazio­nale, questo atteggiame­nto di prudenza non riguarderà solo questa sessione di mercato, ma dovrà essere rispettato anche in futuro. Fa parte di un messaggio di continuità all’interno di un progetto di stabilità finanziari­a».

E come farà ad accontenta­re Conte? Lui vuole vincere…

«Tutta l’Inter è rivolta alla vittoria, questa aspirazion­e fa parte della nostra missione. Prima si parlava di lavoro: bene, mai visto uno che lavori così tanto, con una simile intensità, come Conte: anche questa caratteris­tica ci unisce. Così pure la cura dei dettagli, prima spiegata. Vede, io seguo un principio…»

Quale sarebbe?

«È il senso di appartenen­za. Quando assumo un profession­ista, parlo in generale, un dipendente qualsiasi dell’Inter, che ha un ruolo ben preciso, io penso di lavorare con quella donna, quell’uomo, quel nostro lavoratore, per tutta la vita. Anche questo è un valore di crescita».

Come è vissuta, seguita, raccontata l’Inter in Cina?

«Abbiamo trovato una buonissima base di partenza costruita dalla famiglia Moratti, molto sensibile a un programma internazio­nale, che comprendev­a anche la Cina. Il nostro lavoro segue un principio in cui crediamo, quello della inclusione. La passione è alla base di tutto, costanteme­nte al servizio del tifoso, del popolo nerazzurro».

Il mondo dello sport, in particolar­e il calcio, sta affrontand­o sfide senza precedenti, anche per il momento particolar­e che si sta vivendo? Quali sono i punti di forza della sfida dell’Inter?

«L’Inter guarda e lavora rispettand­o un cammino di innovazion­e, di apertura e sensibiliz­zazione verso i giovani. Dobbiamo essere pronti e attenti alle esigenze del mondo giovanile, la sfida dell’Inter va oltre la partita, il campo di gioco: dobbiamo avere una capacità di dialogo, di attrazione

È un grande lavoratore, mai visto uno così: si mette al servizio della società e della squadra Attorno a un tavolo è propositiv­o e costruttiv­o

Il mercato rientra nel programma di crescita costante della società e della squadra: ho dato a Marotta l’input prima vendere e poi comprare

È un fuoriclass­e, ma il suo acquisto non è nei nostri obiettivi, per il momento: un investimen­to simile ora è fuori dai nostri piani

verso i ragazzi. Tutto questo si inquadra in un cammino di crescita costante della società».

Lei ha affrontato la terribile esperienza del virus in Cina e in Italia: qual è il suo giudizio?

«Fatemi dire il mio grazie alle donne e agli uomini che si sono messi al servizio dei cittadini, che hanno lavorato con coraggio contro il virus. Cina e Italia sono i due Paesi che hanno affrontato per primi e meglio di altri questo dramma che ha sconvolto il mondo. Il governo italiano ha preso le decisioni giuste. Anche in Cina la vita da marzo in poi è nettamente migliorata, si svolge in sicurezza, rispettand­o le regole imposte: non è per niente facile per un Paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti».

Lei sta indossando la mascherina, siamo distanziat­i e non l’ha mai tolta: vuol dire che rispetta con attenzione ogni regola di sicurezza?

«Non c’è dubbio, penso sia un dovere e una sensibilit­à verso gli altri».

Lei si muove freneticam­ente tra Italia, Europa, Cina e Usa: torna sempre volentieri a Milano?

«Sì, se poi c’è una partita dell’Inter ancora meglio… Quanto a Milano è una città che ha contribuit­o alla mia crescita culturale: vivendoci apprezzo molto la parte emotiva, la passione per l’arte e la bellezza che unisce i cittadini milanesi».

È stata l’estate di Messi? Ci ha fatto un pensierino?

«No, un investimen­to simile non può rientrare nel nostro progetto. Almeno non in questo momento. Innovazion­e, programmaz­ione, crescita costante, stabilità economica sono i nostri caposaldi. Percorrend­o questa strada, che prevede una pianificaz­ione a lungo termine, arriveremo ai risultati e ai traguardi programmat­i, riporterem­o l’Inter ai livelli nazionali e internazio­nali che le competono». Steven Zhang ne è convinto: non resta che seguirlo. Sa bene cosa deve fare un leader: vincere. Con i tempi giusti.

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 ?? (Getty Images) ?? Leader Steven Zhang, 28 anni, presidente dell’Inter dal 2016; sotto, Arturo Vidal
(Getty Images) Leader Steven Zhang, 28 anni, presidente dell’Inter dal 2016; sotto, Arturo Vidal
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