Infiltrazioni mafiose, 5 condanne ad Aosta
Cinque condanne per le infiltrazioni della ’ndrangheta in Valle d’Aosta. La sentenza di primo grado del processo «Geenna» è stata letta ieri dal giudice Eugenio Gramola, dopo sette ore di camera di consiglio: 10 anni all’ex consigliere regionale dell’Union valdotaine Marco Sorbara; 10 anni all’ex assessore comunale di Saint-Pierre Monica Carcea; 11 anni a Nicola Prettico, ex consigliere comunale di Aosta (Union valdotaine), e a Alessandro Giachino, dipendente del Casinò de la Vallée di SaintVincent; 13 anni al ristoratore Antonio Raso. Gli ultimi tre dovevano rispondere di associazione mafiosa, gli altri due di concorso esterno. È stato disposto un risarcimento di 665 mila euro alle parti civili, «immediatamente esecutivo». «Le sentenze si rispettano, abbiamo fatto il nostro dovere» è il commento del procuratore capo di Torino, Anna Maria Loreto. Coordinata dalla Dda (pm Castellani e Alongi) e condotta dai carabinieri del capoluogo valdostano, l’inchiesta «Geenna» («l’immondezzaio») ha portato alla luce l’esistenza di una struttura della ’ndrangheta nella piccola regione alpina. Altri 12 imputati erano stati condannati il 17 luglio con rito abbreviato. Durante gli accertamenti è stato aperto un altro filone («Egomnia», «Io sono ogni cosa») relativo allo scambio elettorale in occasione delle Regionali del 2018. Tra gli indagati l’ex presidente della Regione Antonio Fosson, che a dicembre si è dimesso. Attesa la chiusura dell’inchiesta.