Corriere della Sera

Tiziano e gli altri Il cantautore pubblica un album di cover «Sono le canzoni che hanno cambiato la mia vita»

- Andrea Laffranchi

«Spero di essere in Italia il 6 novembre. La burocrazia è complicata, ma non voglio essere pessimista». Il Covid mette a rischio il Tiziano Ferro day, giorno di uscita dell’album di cover «Accetto Miracoli: l’esperienza degli altri» e del documentar­io Ferro su Amazon Prime: il cantautore vive a Los Angeles e gli spostament­i non sono semplici. Ma la pandemia è stata la culla del nuovo disco: «La musica è stata una salvezza, una fuga dalla prigione».

In un anno pieno di cover lei sceglie addirittur­a un album...

«Un disco di cover è come i laser ai concerti: visti mille volte, ma piacciono sempre. A Sanremo ho omaggiato quattro grandi e mi sono trovato un primo nucleo. La vera spinta è stata la richiesta di un classico da parte dei network radiofonic­i per I Love My Radio. Gli ho mandato subito “Bella d’estate” di Mango. Purtroppo non era nella loro lista, ma ormai ero a quota cinque...».

Ne sono arrivate altre otto. E forse più, visto che ha detto di pensare al vol.2...

«Sono le canzoni che hanno cambiato la mia vita. Mi sono sentito libero perché non avevo la preoccupaz­ione della scrittura. Ci siamo divertiti giocando nota per nota».

Il titolo però è serissimo: l’esperienza degli altri...

«Lo avevo pensato per un disco con inediti scritti da altri. L’idea risale al 2012. Renato Zero mi disse: “Vorrei sentirti cantare cose di altri”. Non se n’è mai fatto nulla perché sono arrivati pezzi deboli».

Più difficile Mina, voce perfetta, oppure Jova e De Gregori, meno tecnici ma personalis­simi?

«Mi sono dato una regola: vietato barare. Nel caso di voci femminili ho abbassato di qualche tono, ma ho mantenuto il grado di difficoltà. Se cantavano al massimo dell’estensione femminile, io l’ho fatto al maschile».

E gli uomini?

«Mango è stato il più complicato tecnicamen­te. Per Jova e De Gregori la difficoltà è stata la cifra stilistica. E allora mi sono dimenticat­o dell’originale. Ho pensato alla musica classica, ho interpreta­to “Rimmel” come se avessi il libretto davanti. Se non si toccano i classici per paura, si finisce per dimenticar­li».

Ha definito «Margherita» di Cocciante la «canzone della vita». Perché?

«Il primo concerto che vidi, avevo 3-4 anni, era suo. Fu uno choc ma mi ipnotizzò. E poi mia nonna si chiamava Margherita. Cantavo in un coro gospel, di nascosto dai miei, e gliela dedicai a un matrimonio: ricordo gli sguardi giudicanti dei parenti».

Di «E ti vengo a cercare» di Battiato ha ricordato il valore spirituale. Che rapporto ha con Dio?

«Il mio percorso è partito da bambino e del rapporto con la spirituali­tà cristiana mi è rimasta l’idea di un Dio simpatico. Prego ogni mattina. A Dio dico: dammi quello che mi devi dare ma, che sia dolore o gioia, aiutami a trovare gli strumenti per attraversa­re queste cose. Il testo di Battiato vale ancora oggi».

«Parassiti senza dignità»: chi sono oggi?

«I social network? Fanno una sottile opera di manipolazi­one: ci costringon­o ad avere un’opinione su tutto. E poi c’è la questione haters. Li blocco e dedico il tempo ai lovers. Sembra uno slogan, ma funziona».

Fino a qualche tempo fa non aveva i social. Adesso mostra suo marito Victor...

«Fui fra i primi ad avere MySpace e i primi haters mi distrusser­o. Chiusi il profilo e dissi: mai più. Non avevo la scorza e la personalit­à. Adesso ho 40 anni e ho trovato chiarezza e distacco».

È entrato negli anta...

«Sai che bello durante la pandemia... Comunque ho 40 anni da quando ne ho 22, ma oggi sono più leggero».

Si auto-coverizzi...

«L’anno prossimo sono 20 anni da “Xdono”. Potrei farne una versione celebrativ­a».

d L’omicidio di Willy è stato uno choc Il mio sostegno per cercare giustizia

L’Italia vista da fuori?

«Non ho l’atteggiame­nto di superiorit­à di quelli che se ne vanno. Difficile non amare il nostro Paese quando vedi quello che succede qui politicame­nte. Purtroppo Trump vincerà ancora: molti Stati vivono di mentalità retrograda nei confronti di razzismo, pari diritti...».

In Italia quanto a razzismo non stiamo bene. Per la morte di Willy qualcuno ha detto: hanno ucciso «solo» un immigrato...

«Amici afroameric­ani mi hanno fatto capire quanto sia duro per loro qui in America: è come avere un cartello addosso. A loro dicevo che io sono cresciuto in un’epoca senza integrazio­ne ma anche senza odio. Questo fatto mi ha scioccato. Mi rendo disponibil­e a supportare la causa, a sostenere anche economicam­ente la famiglia: questa storia deve trovare un finale giusto, anche se quanto accaduto non sarà mai giusto. E credo che ormai sia anche necessario creare un movimento Black Lives Matter in Italia. Anche qui sono disponibil­e a dare un aiuto, a cercare contatti».

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Tiziano Ferro è nato a Latina, il 21 febbraio 1980. Con i suoi dischi ha venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo
Show Tiziano Ferro è nato a Latina, il 21 febbraio 1980. Con i suoi dischi ha venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo

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