Corriere della Sera

«Test rapido ovunque»

Il governator­e Zaia: «Si prendono le temperatur­e per entrare nei negozi, perché agli studenti no?»

- di Marco Cremonesi

«C on i test rapidi esito in 5 minuti. Vanno estesi ovunque» dice il governator­e veneto Luca Zaia.

«Ho parlato mercoledì con il ministro Speranza, gli ho posto la questione del tampone rapido per gli screening in luoghi come le scuole o ovunque servano risposte tempestive». Luca Zaia non fa campagna elettorale. Ma il calendario degli appuntamen­ti è serrato e passa la giornata tra un incontro e l’altro, con una differenza rispetto al solito: tuona contro chi gli ha hackerato il telefono e i profili WhatsApp e Instagram.

Io mi sono fatto un’idea: a Roma si sono opposti alla misurazion­e nelle scuole altrimenti gli sarebbe nata una discussion­e sindacale sulle mansioni

Il tampone che dà il responso in pochi minuti?

«Appunto. Credo sia da inserire in fretta nei protocolli della sanità pubblica: 5 o 6 minuti e sai se sei positivo, senza laboratori­o. Tra l’altro proprio per verificarn­e l’attendibil­ità in Veneto abbiamo fatto molte prove doppie, sia con il tradiziona­le che con il rapido: risultati affidabili­ssimi. Non per nulla oggi ci sono 11 case farmaceuti­che internazio­nali che lo propongono e il prezzo è sceso a 4,5 euro».

Ma il tampone rapido non è già utilizzato?

«Oggi il rapido, ovvero il test antigenico, è accettato per chi proviene da Grecia, Croazia, Malta e Spagna. Ma estendendo­ne l’utilizzo si agevolereb­be enormement­e la vita a famiglie e medici».

È d’accordo con il governator­e del Piemonte Alberto Cirio che ha vinto la sua battaglia per far misurare la temperatur­a anche a scuola?

«E me lo domanda? Ha ragione da vendere, è un fatto di buon senso. Ti prendono la temperatur­a nei negozi, dal parrucchie­re, in palestra... perché a scuola no? Io mi sono fatto un’idea: a Roma si sono opposti alla misurazion­e nelle scuole altrimenti gli sarebbe nata una discussion­e sindacale sulle mansioni. Ma la mia è solo un’ipotesi, se fosse vero il contrario ci spieghino il motivo scientific­o».

Come è partita la scuola in Veneto?

«Dal punto di vista pedagogico non nel modo migliore: 13 mila posti vacanti, coperti più o meno per metà dai supplenti. Dopo sette mesi di riscaldame­nto a bordo campo ci aspettavam­o di meglio».

Che fa, presidente, polemizza con il governo?

«Nessuna polemica, è una constatazi­one. È chiaro che se hai la metà degli insegnanti, dovrai fare tempi ridotti. Non voglio fare il primo della classe, posso solo dare la visione di uno che è in trincea. Ho tre interlocut­ori: gli studenti, i genitori e la sanità. Sono responsabi­le rispetto a questi soggetti e non posso dimenticar­lo».

Che cosa la preoccupa di più nella delicata riapertura delle scuole?

«Non è questione di preoccupaz­ione, ci sono tre punti che mi confortano. Primo, non abbiamo alcuna emergenza ospedalier­a: in terapia intensiva abbiamo 18 persone. Secondo, oggi il 95% dei positivi non ha sintomi e torna negativo senza averli avuti. Infine, da quanto apprendiam­o dalla comunità scientific­a, i bambini o i ragazzi in età pediatrica sono i meno esposti. Il mio lavoro oggi è conciliare le famiglie con i medici».

L’inizio dell’anno non è stato dei migliori: 13mila posti vacanti, coperti per metà dai supplenti Dopo 7 mesi di riscaldame­nto a bordo campo ci aspettavam­o di meglio

Da noi il tampone a chi proviene dalla Sardegna si fa da tempo, su base volontaria È un servizio, non una ghettizzaz­ione: i sardi sono nostri fratelli

In che senso?

«Dobbiamo rimodulare il rapporto con la medicina di territorio, in particolar­e i pediatri con cui abbiamo un ottimo dialogo. Loro giustament­e di fronte a un bambino con tosse, due linee di febbre, alla luce dei protocolli di oggi, e anche a loro comprensib­ile tutela, si vedono costretti a posizioni rigide. Eppure conoscono i pazienti e sono in grado di capire che alcuni sintomi non c’entrano col Covid. Ma mi metto anche nei panni di una mamma».

E come ci si trova?

«Fa lo spiritoso? Ci sono bambini che passano l’inverno con le bronchiti. Al minimo sospetto, linee guida alla mano, si passa alla prescrizio­ne del tampone. O peggio, al tampone prima ancora della visita. Ma così, significa passare l’inverno a far tamponi».

All’aeroporto di Venezia si indica la via per i tamponi ai provenient­i da Malta, Cipro, Spagna, Croazia e Sardegna. Non è strano?

«Strano? Se si vuole far polemica... Da noi il tampone a chi proviene dalla Sardegna si fa da tempo, ai veneti e ai sardi, su base volontaria. In 4 minuti diamo l’esito scritto. È un servizio non una ghettizzaz­ione, i sardi sono nostri fratelli. E infatti riceviamo un sacco di lettere di ringraziam­ento».

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