Corriere della Sera

Le ombre sulla mini Regione

Il peso delle inchieste sulle infiltrazi­oni della ‘ndrangheta Con 12 liste e il proporzion­ale il rischio di ingovernab­ilità è alto

- Dall’inviato ad Aosta Marco Imarisio

«La Valle d’Aosta non esiste». O meglio, è come se non esistesse appena fuori dai propri confini. Non compare neppure nei pronostici sulla prossima tornata elettorale, che sono tutti un 4-2, 5-1, 3-3, senza tenere conto del fatto che ci sarebbe pure una settima regione che va al voto negli stessi giorni. Un posto del quale si conosce poco, quasi una Svizzera nostrana, con le proprie regole, il proprio notabilato, una economia tutta sua che per quasi settant’anni ha prosperato su un fiume di denaro pubblico che ora si è di molto ridotto.

La scritta sul pilone del ponte all’uscita della Statale 26 resiste ormai da molto tempo e qualunque cosa significhi davvero, rende comunque l’idea di un luogo dotato di uno statuto speciale fatto anche di distanza non solo fisica dal resto del Paese. Dev’essere per i motivi sopra elencati che la politica locale galleggia in una perpetua autosuffic­ienza, capace com’è di digerire e inglobare qualunque tendenza provenient­e dall’esterno, grazie anche a un sistema proporzion­ale, unica Regione dove si vota così, che elegge un consiglio da 35 seggi e rimanda a trattative seguenti la nomina del presidente, in genere della lista più votata, e soprattutt­o della giunta. Dev’essere anche per questo che la ‘ndrangheta ha infiltrato la politica locale a ogni livello, e ambisca a farlo ancora, come emerge anche dalle ultime intercetta­zioni depositate al processo Geenna, ultimo di una serie di inchieste che hanno fatto venire giù tutto negli ultimi due anni.

E così per la prima volta nelNel la sua storia la Valle d’Aosta va a elezioni anticipate, con 12 liste e 400 candidati per circa centomila persone con diritto di voto. In un luogo dove nulla sembra mai cambiare, dal 2018 a oggi ci sono stati tre presidenti in 27 mesi senza mai riuscire a trovare una maggioranz­a stabile. Non ci sarà più la tripla preferenza, lo strumento perfetto per saldare clientelis­mi e cordate, una piccola riforma indotta dalla cronaca recente, ma rimane invece alto il rischio dell’ingovernab­ilità. Nel 2018 la Lega aostana riuscì ad aggiudicar­si sette seggi e tremila preferenze alla sua leader, Nicoletta Spelgatti. Non era mai accaduto prima che un partito nazionale esprimesse il governator­e di questo estremo lembo a nord ovest. E infatti non durò molto, appena sette mesi, prima di un ribaltone generato dalle consuete congiure valdostane, roba che i Borgia al confronto erano dei principian­ti, e dalla riluttanza ad accettare qualunque compromess­o, anche con Forza Italia e Fratelli d’Italia, che in Italia sono alleati, e qui invece si detestano neppure troppo cordialmen­te.

mondo di prima, la Valle era governata dal suo partito-Stato, l’Union Valdôtaine, nato per rappresent­are il fronte dell’autonomia. Ma le scosse del tempo, delle inchieste e anche del mancato ricambio, hanno prodotto una implosione interna dalla quale sono nate altre cinque liste, contando solo quella di filiazione diretta. Una di queste è guidata dell’ex Imperatore, al secolo Augusto Rollandin, per sei volte presidente della Valle d’Aosta, il politico locale più votato di sempre, detronizza­to nel 2017 da una inchiesta della magistratu­ra.

Sarà lui il protagonis­ta annunciato di questo voto frammentat­o e segnato da veti incrociati e antichi dissidi personali, nonché l’ago della bilancia di ogni futura maggioranz­a. Piccolo dettaglio, nel marzo del 2019, il 72enne Rollandin è stato condannato a quattro anni e sei mesi per corruzione, nonché sospeso dagli incarichi pubblici e quindi ineleggibi­le. Ma è comunque candidabil­e, perché alla fine di novembre decadranno gli effetti della legge Severino, anche se ieri la Commission­e Antimafia lo ha inserito nella speciale classifica degli impresenta­bili. Quindi, nei primi mesi di legislatur­a entrerà in Consiglio regionale un suo sostituto con data di scadenza, che verrà poi rimpiazzat­o dall’anziano ex presidente. Due giorni fa il processo «Geenna» ha confermato la profondità del radicament­o della ‘ndrangheta in regione, distribuen­do condannand­o anche ex consiglier­i regionali, assessori e consiglier­i comunali. A breve verrà chiusa l’indagine del 2018 sul voto di scambio con le cosche mafiose. È un peccato che l’eterno presente della Valle d’Aosta non interessi quasi a nessuno.

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