Corriere della Sera

Ricollocam­enti obbligator­i a rischio nel nuovo patto Ue sui migranti

Emergono i dettagli del piano Von der Leyen. Resta la clausola del primo ingresso, modello Dublino, però con un meccanismo di aiuti

- dalla nostra inviata Francesca Basso

L’annuncio della presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, è stato ad effetto: «Aboliremo il regolament­o di Dublino — ha detto due giorni fa nel suo discorso sullo stato dell’Unione —. Lo rimpiazzer­emo con un nuovo sistema europeo di governance delle migrazioni. Avrà strutture comuni per l’asilo e per i rimpatri», insieme a «un forte meccanismo di solidariet­à». Ora per l’Italia si tratta di vedere in che modo. E, a quanto pare dalle consultazi­oni tra capitali, i ricollocam­enti obbligator­i che Roma chiede da tempo non sarebbero previsti. I dettagli sul «Nuovo patto Ue per la migrazione e l’asilo» si sapranno il 23 settembre, quando sarà presentato.

Il regolament­o di Dublino, sottoscrit­to anche dall’Italia dall’allora governo Berlusconi, stabilisce i criteri di determinaz­ione dello Stato competente per l’esame di una domanda di asilo e prevede la responsabi­lità unica dello Stato di primo ingresso. Da quel poco che trapela, però, sembra che i tempi non siano ancora maturi per una solidariet­à piena tra gli Stati Ue ed è probabile che la nuova riforma preveda solo un sostegno economico e di gestione agli Stati in prima linea.

Aiuto economico

In sostanza non ci sarebbe il ricollocam­ento obbligator­io del richiedent­e asilo con gestione della domanda da parte del Paese di destinazio­ne (come invece è accaduto con i profughi salvati in mare ricollocat­i dopo l’accordo di Malta dello scorso anno): il richiedent­e asilo resterebbe nel Paese di primo ingresso ma il costo della sua gestione e l’eventuale rimpatrio in caso di mancato accoglimen­to della domanda verrebbe pagato da un altro Paese Ue non disposto però a prenderlo sul proprio territorio. Ci sarà anche il tentativo di migliorare le procedure per la richiesta di asilo, che spesso sono farraginos­e e lunghe.

Migranti economici

Tuttavia uno dei problemi dell’Italia è che la maggior parte degli sbarchi illegali sulle nostre coste e dei salvataggi in mare (von der Leyen ha detto che «salvare vite in mare non è opzionale») è rappresent­ato da migranti economici che non hanno diritto di asilo. La riforma della Commission­e Ue è molto ampia e va a toccare tutti gli aspetti della questione migratoria. Quando un migrante sbarca andrà subito identifica­to per stabilire se potenzialm­ente può fare domanda di asilo oppure se è un migrante economico. La riforma prevede un meccanismo di rimpatri europei per i migranti economici entrati illegalmen­te con accordi vincolanti con i Paesi terzi: in sintesi, niente intesa e aiuti economici senza accordo sui rimpatri.

Corridoi umanitari

Una parte della riforma riguarderà anche l’immigrazio­ne legale, la cui regolament­azione va migliorata attraverso corridoi umanitari, flussi, chiamate dirette, permessi per studenti. La presidente von der Leyen ha spiegato che è necessaria una politica europea comune sulla migrazione perché con il fenomeno migratorio l’Unione dovrà imparare a convivere. Per questo è necessario creare un sistema di rimpatri veloci e un meccanismo di solidariet­à obbligator­io, con un insieme di soluzioni da attuare a seconda delle situazioni e dell’intensità dei flussi migratori.

La trattativa

Il 23 settembre sarà presentata la cornice della riforma, cui seguiranno 5 regolament­i normativi (i dettagli saranno fondamenta­li). La proposta dovrà poi essere negoziata dal Consiglio e la trattativa sarà lunga e complessa perché andrà trovato un punto d’incontro sulla solidariet­à obbligator­ia. A giugno sette Paesi (il gruppo di Visegrád più Slovenia, Estonia e Lettonia) avevano scritto a Bruxelles per ribadire il loro no ai ricollocam­enti obbligator­i.

E Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro sono stanche di essere lasciate sole. La Germania sostiene il mutuo sostegno (così la Francia) e vorrebbe chiudere un accordo sotto la sua presidenza. Sarebbe un successo politico rilevante per la cancellier­a Angela Merkel, che è al termine del suo mandato e che è già riuscita a far accettare ai Paesi Ue il debito in comune del Recovery Fund. Ma la partita sui migranti sembra ancora più difficile di quella economica.

Migranti economici

Il piano per l’Africa: gli aiuti ai singoli Paesi saranno vincolati a intese sui rimpatri

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(Afp/Angelos Tzortzinis) Isola di Lesbo Due giovani migranti si lavano vicino al campo di Moria distrutto dall’incendio
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Presidente Ursula von der Leyen, 61 anni, guida la Commission­e dal 2019

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