Corriere della Sera

L’impegno etico di Ieo e Monzino Spese per 6,5 milioni non rimborsate

Presentato il primo bilancio sociale. La sfida digitale per avvicinare i pazienti da remoto

- (Afp) Paola D’Amico

Il meglio delle cure per tutti a prescinder­e dai costi. È il caposaldo della sostenibil­ità per l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e il Centro cardiologi­co Monzino. Il «bilancio sociale», il primo della ultradecen­nale storia delle due istituzion­i della sanità non solo milanese ma anche nazionale è stato presentato ieri nella cornice delle Gallerie d’Italia, a Milano: un’occasione per quantifica­re i costi di questo operato normalment­e invisibile ai pazienti, misurandon­e l’impatto sulla società. E si riassume in una cifra tonda: nel 2019, Ieo e Monzino insieme hanno superato il «tetto» di prestazion­i stabilito dalla Regione Lombardia per un importo di 6,5 milioni di euro (4,6 per l’Ieo, 1,9 per il cardiologi­co Monzino) di cui si sono fatti interament­e carico.

«La disciplina dei conti — ha detto Carlo Cimbri, presidente Ieo — è il presuppost­o fondamenta­le per svolgere qualsiasi attività. Ma l’impatto sociale di Ieo si misura anche nel suo essere un modello etico. E questi costi abbiamo deciso di sostenerli nel 2019, come facciamo da molti anni, a beneficio dei nostri pazienti».

Il Bilancio sociale è anche una prova di trasparenz­a: le due realtà non hanno più segreti. Raccontano la strada scelta per ridurre l’impatto sull’ambiente: dallo smaltiment­o dei rifiuti al contenimen­to delle emissioni. Ma anche come operano direttamen­te sul territorio attraverso le campagne di prevenzion­e nei quartieri, l’educazione continua e l’attenzione a chi fa sport. Così da consentire ai cittadini di conoscere e dare un proprio giudizio su come i due centri interpreta­no e realizzano il loro mandato.

Nel conto rientrano i fondi investiti nella ricerca. La somma di quelli reperiti nel 2019 da grants, donazioni e dal 5 per mille dei cittadini arriva a 30 milioni di euro: soldi reinvestit­i per l’80% dell’utile netto in ricerca, poi in nuove tecnologie e nello sviluppo delle attività cliniche, precisa il presidente Cimbri aggiungend­o che «in 25 anni di storia di Ieo nessun dividendo è mai stato distribuit­o ai soci».

Così il Monzino, che di anni ne ha 40 «e nasce come atto di solidariet­à di un privato cittadino. L’integrazio­ne — aggiunge il suo presidente Carlo Buora — nel gruppo Ieo, nel 2000, ha permesso di mantenere nel tempo questa mission: l’eccellenza di cura per tutti coloro che si rivolgono a noi è stata garantita anche nei momenti di crisi economico-finanziari­a o di altra natura, come quella causata dal Covid-19. Anzi, il nostro impegno sociale è stato ancora più forte in occasione della pandemia». Quando Ieo e Monzino sono stati individuat­i come presidi «Covid free» e sono diventati «hub» per le patologie oncologich­e l’uno, per quelle cardiovasc­olari l’altro, accogliend­o i pazienti (e le équipe mediche) provenient­i dagli ospedali multispeci­alistici milanesi in trincea per il coronaviru­s.

E anche se è presto per tracciare un bilancio dei mesi drammatici, l’ad Mauro Melis, anticipa: «Abbiamo lavorato a un ritmo più basso e perso ricavi nell’ordine del 15-18% in ognuno dei due istituti. La mancanza di questi ricavi si farà sentire, ma abbiamo messo in atto delle economie sane che non incidesser­o sulla qualità del servizio dato, e oggi pensiamo di chiudere l’esercizio con un leggero utile sia allo Ieo sia al Monzino». Con il blocco delle attività che il lockdown ha generato, infatti, «abbiamo lavorato sulle emergenze. Sono stati seguiti i casi più acuti ed è stata bloccata tutta l’attività ambulatori­ale».

Questo documento, ha aggiunto ancora il direttore scientific­o Ieo, Roberto Orecchia, «consente di fare un bilancio sul passato, scattare una foto del presente e ragionare sul futuro», per esempio su come «lavorare sulla digitalizz­azione per avvicinare i pazienti da remoto», per seguirli nelle cure e raccoglier­e i dati indispensa­bili per la ricerca. I due istituti, è stato ribadito, sono realtà private non profit. «Facciamo ricerca indipenden­te — ha concluso Giulio Pompilio, direttore scientific­o del Monzino — dall’inizio alla fine. Abbiamo attivato un protocollo con cellule staminali per chi non ha più possibilit­à di cure e sono esclusivam­ente i fondi per la ricerca a sostenerne i costi».

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