DOPO TANTE CRITICHE UNA BUONA NOTIZIA: «PROMOSSI» I PROFESSORI
Non tutto il male viene per nuocere è una frase decisamente da nonni, di quei motti da saggezza popolare talmente diffusi da generare sacrosanto sospetto. Ma come si sa, spesso i nonni ci azzeccano. Oggi si direbbe: guardare il bicchiere mezzo pieno o un quarto o anche meno, ma accontentiamoci. In effetti il coronavirus, l’epidemia, lo stato di confusione e di spaesamento che ne derivano hanno almeno avuto qualche conseguenza positiva. Quel che si dice, con termine di moda, una forma di resilienza. Fatto sta che domenica sera Myrta Merlino, nella «Sera prima degli esami», ha comunicato i numeri di un sondaggio Swg, a proposito del rapporto tra scuola e famiglia: numeri che incoraggiano a credere nei proverbi dei nonni.
Il sondaggio rivelava che la stima nel corpo docente è cresciuta dal 56 al 70% e che quasi due terzi degli italiani ritengono che troppe volte, negli ultimi anni, i genitori hanno messo in discussione l’autorevolezza dei docenti. Dunque, c’è da ritenere che tutto il trambusto e i disagi provocati dalla pandemia, con la famosa didattica a distanza spesso risolta dagli insegnanti di buona volontà grazie alla tipica arte di arrangiarsi, hanno fatto guadagnare fiducia (e comprensione) non tanto nella scuola come istituzione astratta ma nella comunità di individui a cui consegniamo la formazione dei nostri figli. Ovvero una delle categorie più bistrattate nei decenni dai luoghi comuni e dai pregiudizi, appunto i professori.
Non più corpo docente nel senso fisico del termine ma nel senso virtuale? Pazienza. Senza voler esagerare, si tratta comunque di una piccola conquista di cui possiamo essere moderatamente lieti, con la speranza che la percentuale cresca anche quando il corpo sarà corpo, e cioè i rapporti torneranno a essere vis-à-vis, reali, senza mascherine, schermi e distanziamenti. Intanto, aspettiamo che la stessa fiducia arrivi dalle istituzioni, anche in forma di riconoscimenti, perché no, economici. Pecunia non olet, direbbero i nonni, anche quelli che non hanno fatto il liceo classico.