Corriere della Sera

Usa, nuvole nere sulle Presidenzi­ali

- di Massimo Gaggi

Il voto del 3 novembre è cruciale non solo per stabilire se in futuro gli Stati Uniti verranno governati dai repubblica­ni o dai democratic­i, da Trump o Biden, ma soprattutt­o per «la sopravvive­nza di quell’audace esperiment­o che chiamiamo democrazia americana». Se il risultato del voto verrà contestato, se non verrà riconosciu­ta la legittimit­à del vincitore, «il risultato di questo tumultuoso anno elettorale sarà la sconfitta, la catastrofi­ca distruzion­e non di una parte politica, ma dell’intera democrazia americana: i vincitori saranno Putin, Xi Jinping e Ali Khamenei. Nessun americano può desiderare un simile esito». Non sono le parole di un agitatore irresponsa­bile: lo ha scritto ieri in un editoriale pubblicato dal New York Times Dan Coats, solido conservato­re americano che è stato senatore repubblica­no dell’Indiana, ambasciato­re Usa in Germania e che fu scelto da Trump come capo dei servizi segreti (direttore della National Intelligen­ce) quando si insediò alla Casa Bianca (incarico lasciato da Coats un anno fa). I segnali sinistri si moltiplica­no: la diffusione di milizie armate bianche (soprattutt­o fan di Trump) ora fronteggia­te da quelle nere del Nfac, scontri nelle piazze, un presidente che già dichiara il voto postale truccato e si riserva di non riconoscer­e la legittimit­à del risultato delle urne, il rischio che nell’era del Covid il conteggio rallentato dei voti lasci il Paese nell’incertezza per vari giorni e tutti e due i fronti intenti ad allestire eserciti di avvocati per contestare nei tribunali i risultati dei distretti più caldi. Nuvole nere che non allarmano più di tanto gli ottimisti, convinti che la democrazia americana, più vigorosa di quelle europee, uscirà rafforzata da questa dura prova, come accaduto più volte in passato: grandi crisi, anche una Guerra Civile, servite a costruire un Paese migliore e più avanzato. Ma, a parte il fatto che la Guerra Civile, pur portando all’abolizione della schiavitù, non ha aperto una strada alla soluzione del problema razziale, allora l’America ebbe il tempo di riprenders­i senza dover fronteggia­re minacce esterne immediate. Il mondo di oggi, popolato di dittatori che puntano all’egemonia politica-economica planetaria, è assai diverso. Per questo Coats chiede al Congresso di mobilitars­i e di creare subito una commission­e realmente bipartisan per monitorare il processo elettorale e certificar­ne la correttezz­a.

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