Uno stile abbagliante che ribolle dal mare di Napoli
La scrittura di Raffaele La Capria (Napoli, 3 ottobre 1922) ha una cifra speciale, fatta di luci abbaglianti e di ombre oscure ma ribollenti. L’energia quasi misterica delle pagine di Ferito a morte, uscito per Bompiani nel 1961 e con il quale lo scrittore vinse il Premio Strega, si ritrova anche nelle sue parole raccolte nelle conversazioni de La vita salvata, in libreria per Mondadori dal 22 settembre: nella pagina ne proponiamo alcuni brani. In questo memoir e saggio, il quasi novantottenne La Capria si racconta, incalzato dalle domande di una scrittrice esordiente, la salernitana Giovanna Stanzione (classe 1988) in una serie di incontri a Roma, nella casa dello scrittore. A Roma, ma con il pensiero a Napoli e a quel «mare Medi-ter-ra-ne-o» scandito proprio così da La Capria nei dialoghi del libro e centrale in molte sue opere.
Le conversazioni sono un tuffo nel suo mondo letterario, vale a dire dentro la vita stessa e le sue pulsioni, dove perfino il linguaggio è un vivente, come i pesci guizzanti del suo mare. «Non mi faccia sembrare un vecchio grillo parlante», esclama nel corso del libro, durante uno dei dialoghi. E infatti, pur attraversando via via tutti i territori dell’arte letteraria (la visione del mondo, lo stile, perfino l’io narrante) le parole dello scrittore insistono sull’intensità di ogni esperienza, di scrittura e di vita.
D’altronde, La Capria è lo scrittore della bella giornata e della giovinezza perduta in Ferito a morte, delle frustrazioni di Un giorno d’impazienza (Bompiani, 1952), della fine dell’infanzia nei racconti di La neve del Vesuvio (Mondadori, 1988), di temi civili come la decadenza della città natale nel saggio L’armonia perduta (Mondadori, 1986).
Nei dialoghi del libro emerge anche il privato, le letture giovanili da Salgari a Joyce, l’ammirazione per Montale, la morte della moglie Ilaria Occhini, gli amici perduti come Goffredo Parise, e quella «legge di gravità» della vita che La Capria controbilancia con il suo senso della leggerezza.