Editori europei: Ricardo Levi è vicepresidente
«Èun riconoscimento alla qualità, al valore e alla tradizione dell’editoria italiana conquistato grazie al lavoro di Aie, l’Associazione italiana editori, forte di centocinquanta anni di storia». Ricardo Franco Levi (foto), presidente degli editori italiani, commenta così la sua elezione avvenuta ieri a vicepresidente della Fep, la Federazione degli editori europei che ha sede a Bruxelles. In base alle regole, a Levi nel 2022 spetterà in automatico la presidenza per i successivi due anni della federazione che riunisce 28 associazioni nazionali di editori di Unione europea e Spazio economico europeo. Per il biennio 2020-2022 la Fep sarà invece guidata dal tedesco Peter Kraus vom Cleff.
«Si confermano il peso e la qualità della nostra editoria, che è la quarta in Europa ed è, con i suoi tre miliardi, la più grande industria culturale in Italia», spiega Levi. «Quello del libro, poi, è uno dei pochi settori in cui l’Europa è terra di giganti: è europea la grande editoria mondiale». L’assemblea di ieri è stata l’occasione per un confronto sulle reazioni del settore libro alla pandemia nei vari Paesi. «Elementi comuni — sottolinea Levi — sono la tenuta del settore che si conferma come anticiclico», economicamente controcorrente. Oltre a quella del virus, l’editoria europea «dovrà vivere la rivoluzione tecnologica, una sfida ad accrescere il livello di conoscenza. È un’epoca in cui le prospettive di crescita e di confronto fra aree geografiche si giocano sul piano della conoscenza: i libri sono strumento di base per accedere al sapere e gli editori hanno un ruolo cruciale per preparare le società alle grandi competizioni. Nel confronto fra Stati europei è emerso come governo e parlamento italiani siano le istituzioni che in Europa, sul tema della lettura e del libro, hanno risposto meglio alle esigenze di questa stagione».