Corriere della Sera

Le signore del Mose salvano Venezia: «Città all’asciutto anche con la bora»

Provvedito­re e commissari­o sono donne: grazie al ministro De Micheli, ci ha volute lei

- Alberto Zorzi

Per la prima volta, da quando sono state attivate nel Dopoguerra, quel lugubre suono non si è diffuso nell’aria. Niente sirene per allertare la cittadinan­za dell’arrivo di un’acqua alta potenzialm­ente dannosa, perché ora c’è il Mose a difendere Venezia. «Siamo ancora alla fase dei test», mette le mani avanti il super-commissari­o del Mose Elisabetta Spitz, ma dopo la «prima» del 3 ottobre — quando lo scirocco aveva gonfiato la marea fino a quota 132 centimetri — ieri l’enorme barriera gialla che separa la laguna di Venezia dal mare ha resistito anche alla bora con raffiche a 70/80 chilometri l’ora.

Alla fine il picco in marea si è avuto alla bocca di porto di Chioggia con 144 centimetri alle 9.10, mentre in Laguna l’acqua era bassissima, da 65 centimetri è scesa sotto i 50: la città è rimasta all’asciutto, compresi i punti più bassi come piazza San Marco e la sua Basilica bizantina. Solo a

Chioggia, proprio perché a dighe chiuse la laguna diventa una sorta di «catino» sensibile ai venti, la bora ha spinto l’acqua a 91 centimetri, senza però creare problemi.

«Abbiamo avuto un test con entrambi i venti, sia la bora che lo scirocco — commenta soddisfatt­a Spitz —. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo avuto la prova che le dighe servono tantissimo, perché Chioggia diversamen­te avrebbe avuto molti danni».

Ma anche San Marco, a Venezia, sarebbe finita sotto mezzo metro d’acqua. «La Piazza bagnata solo dalla pioggia e il Mose nella tempesta», ha postato su Facebook il provvedito­re alle opere pubbliche Cinzia Zincone, allegando le due foto.

Spitz e Zincone sono le due donne che all’inizio dell’anno

— poche settimane dopo la tragica «acqua granda» del 12 novembre scorso che arrivò a 187 centimetri (un metro a San Marco) e causò danni per decine di milioni di euro — decisero che il Mose sarebbe dovuto essere pronto per l’autunno, che storicamen­te coincide con l’arrivo delle alte maree, nonostante il cronoprogr­amma segnasse la consegna dell’opera per fine 2021.

«Ho modificato un po’ l’approccio, dando priorità alle opere necessarie per farlo funzionare», dice Spitz, 67enne architetto romano di origini asburgiche, da vent’anni manager pubblico con una lunga militanza prima al Demanio e poi a Invimit (la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia), che il governo ha nominato come commissari­o «sblocca cantieri» del Mose. «Ora però bisogna finire anche il resto, mancano tantissime opere ed è per questo che parliamo ancora di test», aggiunge.

Zincone, un anno più giovane, è invece il primo provvedito­re a Venezia che non abbia in tasca una laurea da ingegnere o architetto. La sua nomina è avvenuta lo scorso dicembre, proprio negli stessi giorni di Spitz. «La cosa più bella è stata andare in piazza San Marco e vedere i negozianti e i residenti commossi e felici», ha raccontato durante il «debutto» del Mose del 3 ottobre.

A entrambe però piace citarne una terza, di donna. «Noi siamo le esecutrici — prosegue Spitz — ma chi ha preso la decisione di affidarci questa responsabi­lità è stato il ministro delle Infrastrut­ture Paola De Micheli. Non credo che tanti altri ministri l’avrebbero fatto».

Oggi, intanto, si potrebbe replicare. Il Centro maree del Comune di Venezia ieri ha rivisto la previsione, portandola da 120 a 130 centimetri, cioè proprio la quota a cui secondo gli attuali protocolli di «sollevamen­to in emergenza» si dà il via alla chiusura.

«Abbiamo dimostrato per la seconda volta che il Mose funziona», esulta il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. «A breve distanza dalla prima prova il Mose, in condizioni rese difficili dalla bora, ha mostrato efficacia e affidabili­tà come strumento di difesa di Venezia. Avanti dunque nel perfeziona­rlo, completarl­o, mantenerlo e gestirlo», commenta il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, il veneziano Andrea Martella.

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Il commissari­o Elisabetta Spitz (a sinistra) e il provvedito­re vicario interregio­nale Cinzia Zincone
(Foto Vision) Insieme Il commissari­o Elisabetta Spitz (a sinistra) e il provvedito­re vicario interregio­nale Cinzia Zincone
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L’allarme Le paratie del Mose hanno iniziato ad alzarsi ieri alle 7.07 a causa del forte vento di Bora, intorno ai 70-80 km/h. In meno di un’ora e mezza il sistema è stato attivo per proteggere Venezia dall’acqua alta

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