Corriere della Sera

I PESCATORI ITALIANI FERMATI IN LIBIA, UN ‘ARMA PER HAFTAR

- di Lorenzo Cremonesi

Non è un mistero che Khalifa Haftar stia strumental­izzando il sequestro dei due pescherecc­i italiani per motivi di politica interna. L’ex «uomo forte della Cirenaica» naviga da tempo in acque tempestose. Tanti libici lo vedono ormai come un perdente, che non è riuscito a impadronir­si manu militari della Tripolitan­ia, infliggend­o gravi sofferenze ai suoi sostenitor­i nel Paese. E la sua fragilità è aumentata dal fatto che anche i vecchi alleati militari russi ed egiziani mirano a marginaliz­zarlo. Ma tutto ciò rende ancora più complesso il lavoro del governo italiano impegnato a cercare di liberare i 18 marinai (di cui 10 italiani) fermati il primo settembre a circa 40 miglia dalla costa di Bengasi mentre pescavano il raro, quanto pregiato, «gambero rosso». Haftar replica a muso duro. Si rilancia come garante della sovranità libica. E guadagna facili consensi tra la sua gente pretendend­o (anche se ancora non c’è alcun passo formale) che l’Italia rilasci 4 giovani calciatori libici, condannati nel 2016 a 30 anni di carcere con l’accusa di lavorare per gli scafisti e di aver causato l’annegament­o di 48 migranti. L’opinione pubblica libica li considera però vittime innocenti del risentimen­to dei migranti. Il contenzios­o è antico. Sin dai tempi di Gheddafi il braccio sull’estensione unilateral­e libica delle acque territoria­li ha spesso visto il sequestro dei pescherecc­i italiani. Adesso, tuttavia, non è affatto un caso che Haftar abbia mandato i suoi guardiacos­te a bloccare gli italiani soltanto poche ore dopo l’incontro tra Luigi Di Maio e Aguila Saleh. Era la prima volta che un ministro degli Esteri italiano andava a parlare con il presidente della Camera dei Rappresent­anti a Tobruk (di fatto il parlamento della Cirenaica) ignorando Haftar. Presto Saleh potrebbe diventare capo del prossimo governo unificato. Così, l’odissea dei marinai s’ingolfa nei meandri della politica interna libica. Un puzzle levantino, davvero complicato.

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