Corriere della Sera

I timori di De Luca

- di Fabrizio Roncone

Come ogni venerdì, Vincenzo De Luca interviene — in diretta — su Facebook. Stavolta, però, non è dentro il situazioni­smo magnetico del suo personaggi­o, di solito eccessivo e visionario, intimidato­rio e grottesco, con quella parlata tremante e a denti stretti, lo sguardo vitreo. I dati sono gravi — altri 1.261 positivi su 14.422 tamponi — e costringon­o il governator­e della Campania a un registro diverso, più composto, meno teatrale: deve difendere i provvedime­nti presi in questi giorni e annunciarn­e altri, assai restrittiv­i.

Prima impression­e: è in evidente difficoltà. L’uomo che riuscì a tenere Covid-19 fuori dai propri territori — non si capirà mai se per reali meriti organizzat­ivi o per un puro e benevolo capriccio del virus — si ritrova adesso sotto assedio, con il dilagare impetuoso dei contagi e un sistema sanitario che, con le note e storiche crepe, appare già prossimo al collasso. De Luca usa toni emergenzia­li e dice che «è giunto il momento di prendere decisioni forti»: spiega così la chiusura delle scuole, con la didattica che proseguirà a distanza, e altre misure severe, come il blocco della movida e della mobilità dopo la mezzanotte, che diventerà stato di «coprifuoco» nel weekend di Halloween, «immane americanat­a, monumento all’imbecillit­à» (unico passaggio in cui cede all’istinto per lo scherno).

Poi, per un’ora abbondante, De Luca prosegue rivolgendo­si agli abitanti campani come fossero sudditi. E qui scatena una seconda, forte, sensazione: nei suoi appelli, quando chiede «comprensio­ne alle famiglie perbene che indossano la mascherina», quando si rivolge alle forze dell’ordine augurandos­i che sappiano sorvegliar­e e sanzionare, la Campania più che una regione d’Italia sembra somigliare a un granducato. De Luca, purtroppo, è irresistib­ilmente portato a ragionare, e ad agire, in totale autonomia. Come se non ci fosse un governo centrale. Come se non fosse ancora chiaro che contro il coronaviru­s bisogna invece marciare e schierarsi compatti, con strategie condivise (e sappiamo bene che, dannazione, forse nemmeno questo basta).

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