I timori di De Luca
Come ogni venerdì, Vincenzo De Luca interviene — in diretta — su Facebook. Stavolta, però, non è dentro il situazionismo magnetico del suo personaggio, di solito eccessivo e visionario, intimidatorio e grottesco, con quella parlata tremante e a denti stretti, lo sguardo vitreo. I dati sono gravi — altri 1.261 positivi su 14.422 tamponi — e costringono il governatore della Campania a un registro diverso, più composto, meno teatrale: deve difendere i provvedimenti presi in questi giorni e annunciarne altri, assai restrittivi.
Prima impressione: è in evidente difficoltà. L’uomo che riuscì a tenere Covid-19 fuori dai propri territori — non si capirà mai se per reali meriti organizzativi o per un puro e benevolo capriccio del virus — si ritrova adesso sotto assedio, con il dilagare impetuoso dei contagi e un sistema sanitario che, con le note e storiche crepe, appare già prossimo al collasso. De Luca usa toni emergenziali e dice che «è giunto il momento di prendere decisioni forti»: spiega così la chiusura delle scuole, con la didattica che proseguirà a distanza, e altre misure severe, come il blocco della movida e della mobilità dopo la mezzanotte, che diventerà stato di «coprifuoco» nel weekend di Halloween, «immane americanata, monumento all’imbecillità» (unico passaggio in cui cede all’istinto per lo scherno).
Poi, per un’ora abbondante, De Luca prosegue rivolgendosi agli abitanti campani come fossero sudditi. E qui scatena una seconda, forte, sensazione: nei suoi appelli, quando chiede «comprensione alle famiglie perbene che indossano la mascherina», quando si rivolge alle forze dell’ordine augurandosi che sappiano sorvegliare e sanzionare, la Campania più che una regione d’Italia sembra somigliare a un granducato. De Luca, purtroppo, è irresistibilmente portato a ragionare, e ad agire, in totale autonomia. Come se non ci fosse un governo centrale. Come se non fosse ancora chiaro che contro il coronavirus bisogna invece marciare e schierarsi compatti, con strategie condivise (e sappiamo bene che, dannazione, forse nemmeno questo basta).