Macron davanti alla scuola sfida il terrorismo islamico: «L’oscurantismo non vincerà»
Perché le classi sono diventate il terreno del nuovo scontro
«Non è un caso che questa sera sia un insegnante a cadere», dice con la voce in affanno per l’emozione il presidente Emmanuel Macron, giunto alle 22 davanti alla scuola media teatro della tragedia. «Quel terrorista ha voluto abbattere la Repubblica nei suoi valori, e la possibilità di fare dei nostri figli dei cittadini liberi, da qualunque luogo provengano e a qualsiasi religione appartengano. Questa è la nostra battaglia esistenziale. E la vinceremo, restando uniti».
Quasi 17 anni dopo la legge che proibisce i segni religiosi — e quindi il velo islamico — nelle classi di Francia, la scuola torna al cuore dello scontro. Tanti insegnanti hanno denunciato da tempo la difficoltà di parlare di temi come la Shoah o l’11 settembre nelle classi di certi quartieri senza rischiare minacce, reazioni negazioniste o legate alle teorie di complotto. E in parallelo alcune famiglie islamiche radicali hanno preferito togliere i figli dalle scuole pubbliche per educarli a casa, o in un scuole coraniche più simili alle madrasse afghane che a istituti occidentali.
Per questo due venerdì fa, ad appena 20 minuti d’auto dal luogo dell’attentato di ieri sera, a Les Mureaux il presidente Macron aveva già pronunciato un discorso storico contro «il separatismo» dell’islam radicale e politico, annunciando una serie di misure senza precedenti tra le quali la più importante è il divieto di educazione a domicilio, oggi seguita da circa 50 mila bambini in Francia.
I tempi della tragedia sono impressionanti: il 2 settembre si apre a Parigi il processo per l’attentato del 2015 a Charlie Hebdo, che per l’occasione ripubblica le vignette su Maometto.
Venerdì 25 settembre un pakistano ferisce a colpi di mannaia alla testa due ragazzi che fumano sul marciapiede in rue Nicolas-Appert a Parigi, credendoli giornalisti di Charlie Hebdo (che dopo l’attentato ha invece cambiato sede).
Il venerdì seguente, 2 ottobre, Macron pronuncia il suo atteso discorso contro l’islam radicale per riaffermare la supremazia del valori della Repubblica a partire dalle scuole, alle quali viene affidato un ruolo essenziale nella lotta contro l’oscurantismo.
Passato il weekend, al rientro nelle classi lunedì 5 ottobre, il professore di una scuola media vicina, a Conflans, segue l’incoraggiamento del presidente e tiene una lezione di educazione civica sulla libertà di espressione e il diritto alla blasfemia, garantiti dalle leggi francesi. La sera stessa, una famiglia musulmana lo segnala alla direzione della scuola e lo denuncia. Seguono giorni di minacce e intimidazioni.
Ieri, venerdì 16 ottobre, ultimo giorno prima delle due settimane delle vacanze scolastiche di Ognissanti, il professore Samuel Paty viene decapitato al grido di «Allah Akhbar». L’assassino è un terrorista più o meno improvvisato e solitario, come è ormai abitudine in questi attentati privi di un coordinamento militare. Ma quel terrorista è anche la mano armata di un odio purtroppo più ampio, che attacca le basi stesse della Repubblica francese e delle società occidentali.
Le misure
Contro il separatismo dell’islam radicale, il divieto dell’educazione «a domicilio»