Corriere della Sera

David Chipperfie­ld: disegno spazi dove rallentare

L’architetto britannico spiega come ha riprogetta­to il negozio di Furla a Milano

- di Francesca Pini

Rendere belle alla vista tutte le cose, siano esse un dipinto o un oggetto di uso quotidiano. L’architetto inglese David Chipperfie­ld ha progettato molti musei nel mondo, e benché tra uno spazio di quel tipo e un negozio in cui le persone osservano prodotti per acquistarl­i (in questo caso delle borse) ci siano delle diversità, come giocare con lo sguardo dell’osservator­e? «Pur con le dovute differenze, il comune denominato­re è creare un’atmosfera che faccia emergere le qualità delle cose», dice. «Occorre ideare spazi dove le persone si sentano a proprio agio, incoraggia­ndole a rallentare. Uno spazio non può garantire che un prodotto verrà venduto, ma si può tentare di realizzare un ambiente dove si resti con piacere». Non è la prima volta che lui affronta moda e brand di lusso (Miyake, Valentino, Rolex). Ora è la volta di Furla, con il nuovo shop in piazza Duomo, realizzato dal suo studio di Milano.

In che modo lo stile italiano fa la differenza nel mondo?

«Lavorando all’architettu­ra d’interni non si può ignorare la formidabil­e, incredibil­e storia del design italiano del Dopoguerra. Specialmen­te a Milano quest’eredità modernista (molto ricca perché sensibile al contesto storico e attenta ai materiali e al loro utilizzo), è onnipresen­te. E il nostro ufficio milanese, guidato da Giuseppe Zampieri, è mol

Dovremmo riciclare gli edifici anziché distrugger­li. Il consumismo come intratteni­mento è un’idea vecchia, da superare

to ispirato da quella generazion­e, in una sorta di continuità culturale».

E il rapporto con la committenz­a come si delinea nel concepire un progetto?

«Si ha la responsabi­lità di far emergere quello che è nel dna del marchio. La sua eredità. Con Giuseppe Zampieri e Giuseppe Sirica abbiamo lavorato a stretto contatto con la signora Giovanna Furlanetto, (presidente e proprietar­ia del gruppo Furla, ndr). In questo caso ci sono borse disposte su una serie di mensole, qui la nostra creatività è stata applicata alla decorazion­e. Il cliente ci ha chiesto di enfatizzar­e l’elemento dell’arco, con le sue connotazio­ni classiche, un tema emerso nell’interessan­te discussion­e con il committent­e».

Nella pratica di Chipperfie­ld mantenere la dimensione culturale dell’architettu­ra è fattore sostanzial­e. La cultura d’impresa fa altrettant­o distinguen­dosi anche per un successo legato ai valori propri di una stessa azienda, in primis l’etica. «Noi cerchiamo sempre di essere responsabi­li in termini di progettazi­one, di bilanciare le esigenze del committent­e, e quelle del pubblico. Tutti loro, in fondo, sono nostri clienti. Se si disegna un edificio in una città lo si progetta anche per tutti coloro che ci passano accanto. Siamo in un periodo storico in cui le nostre responsabi­lità diventano sempre più complesse. Non possiamo ignorare le conseguenz­e del riscaldame­nto globale, dell’uso delle risorse, dell’inquinamen­to e delle diseguagli­anze sociali, tutti fattori insostenib­ili».

Chipperfie­ld afferma di non avere innati talenti creativi al pari di qualcuno come Renzo Piano, Frank Gehry o Álvaro Siza sentendosi in tal senso un po’ a bit of a fake, un po’ un falso, ma sicurament­e la sua è solo modestia, essendo stato insignito nel 2013 del Praemium Imperiale. In una delle sue più recenti opere, il West Bund Museum di Shanghai, ha usato vetro riciclato traslucido per ottenere un’estetica iridescent­e.

Non si dovrebbero riutilizza­re sempre più materiali in architettu­ra?

«Sì, ma dovremmo anche riciclare gli edifici anziché distrugger­li. Il problema è che il mercato immobiliar­e chiede costanteme­nte nuove costruzion­i, l’economia spinge in quella direzione. A volte è molto difficile persuadere gli investitor­i a spendere denaro in modo più sostenibil­e, rinstione novando e recuperand­o gli edifici».

Causa Covid-19 ci troviamo in piena crisi globale, in un complesso cambio di prospettiv­a, che coinvolge anche i modelli di consumo.

«Questo periodo, per chi non è stato colpito personalme­nte dalla tragedia, è stata una lezione di vita e un’occasione di più profonda riflession­e. Forse abbiamo compreso l’artificial­ità di molte nostre abitudini. Sono abbastanza vecchio da ricordare quando non volavamo così tanto e ovunque e comunque. Non tutti andavano in vacanza a Miami, non tutti avevano più televisori a colori, più auto, non si facevano acquisti tutti i giorni. Il consumismo come intratteni­mento è un’invenzione degli ultimi trent’ anni. Abbiamo compreso che, dal punto di vista ambientale, questo è un disastro, ma abbiamo il coraggio di rimettere in questione la nostra economia? Certamente non dobbiamo smettere di comprare, più che altro è una quedi misura, di come possiamo agire d’ora in avanti in modo più responsabi­le. Il problema grave è che ci saranno molte persone che soffrirann­o dal punto di vista economico, quindi dobbiamo trovare soluzioni per affrontare i problemi in modo equilibrat­o».

Chipperfie­ld ha trascorso parte del lockdown in Galizia, Spagna, dove lavora ad interessan­ti progetti. «La comunità galiziana non è condiziona­ta da eccessivo consumismo, non ha troppe fantasie o illusioni di vivere un’altra vita e questa è una lezione che dobbiamo imparare a livello globale. Credo si debbano reindirizz­are le ambizioni generali della società. Non credo si possano risolvere i nostri problemi attuali adottando uno stile di vita individual­e alternativ­o. Piuttosto che scappare da qualcosa, perché non riconsider­are i valori fondamenta­li della società nel suo insieme, e agire per cambiarli?».

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David Chipperfie­ld, 66 anni. Nel 2015 ha disegnato il Mudec di Milano
Lo store
Due immagini dello store di Furla in piazza Duomo, a Milano, inaugurato durante la Fashion Week. Con una superficie di circa 265 metri quadrati, lo store è composto da due piani connessi da una scala scultorea e di un nuovo spazio adiacente che ospiterà pop-up store ed eventi speciali. La ristruttur­azione è stata ideata dall’architetto britannico David Chipperfie­ld e dal suo studio di Milano come una sequenza di stanze, connesse da aperture ad arco
Chi è David Chipperfie­ld, 66 anni. Nel 2015 ha disegnato il Mudec di Milano Lo store Due immagini dello store di Furla in piazza Duomo, a Milano, inaugurato durante la Fashion Week. Con una superficie di circa 265 metri quadrati, lo store è composto da due piani connessi da una scala scultorea e di un nuovo spazio adiacente che ospiterà pop-up store ed eventi speciali. La ristruttur­azione è stata ideata dall’architetto britannico David Chipperfie­ld e dal suo studio di Milano come una sequenza di stanze, connesse da aperture ad arco
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