Corriere della Sera

«Stop finché dura l’emergenza E allungare la Cig» Gli ammortizza­tori Il blocco dovrebbe valere per tutti, fino a quando ci sono ammortizza­tori sociali disponibil­i

- Lorenzo Salvia

«Il blocco dei licenziame­nti dovrebbe restare fino alla fine dello stato d’emergenza. Non può essere questa l’unica politica sulla quale si torna indietro, a pandemia ancora in corso». Francesca Re David — segreteria generale della Fiom, i metalmecca­nici della Cgil — è stata la prima sindacalis­ta a fare sentire il suo no quando il ministro Stefano Patuanelli si è detto contrario alla proroga dello stop ai licenziame­nti, che scade a seconda dei casi tra metà novembre e fine anno.

La convince l’ipotesi di una proroga selettiva? E cioè un blocco valido solo per le aziende che usano la cassa integrazio­ne con causale Covid o gli sconti sui contributi per chi fa tornare i dipendenti al lavoro?

«Il blocco dovrebbe valere per tutti, fino a quando ci sono ammortizza­tori sociali disponibil­i».

Anche aggiungend­o altra cassa integrazio­ne, se si dovessero esaurire le ulteriori 18 settimane che il governo dovrebbe prevedere nella legge di Bilancio?

«Non si può aver detto alla persone di andare comunque a lavorare, nonostante i pericoli del Covid. Poi di chiudersi in casa, per limitare il contagio. E infine di prepararsi a essere licenziata. Sarebbe questa l’idea di coesione sociale che ha in testa il governo?».

C’è chi sostiene che il blocco sia incostituz­ionale, perché contrasta con la libertà d’impresa.

«Durante la crisi, mentre le aziende ricevono sostegni, ci vogliono ammortizza­tori sociali,

universali e solidali. E il governo si dovrebbe sbrigare ad approvare la riforma degli ammortizza­tori per puntare alla redistribu­zione del lavoro e spingere sulla formazione nell’orario di lavoro».

Confindust­ria dice che il blocco pietrifica l’economia, perché impedisce il passaggio di lavoratori dai (tanti) settori in difficoltà ai (pochi) che invece vanno bene.

«Ma per passare da un’azienda a un’altra, da un settore a un altro, non c’è mica bisogno di essere licenziati. Basta ricevere un’altra offerta. No, no, è solo un alibi. Il blocco ha fatto in modo che, a fronte di un crollo delle ore lavorate del 26%, la disoccupaz­ione sia salita “solo” del 2,5%. Ha impedito che l’Italia finisse in un vero dramma sociale. La verità è un’altra».

Quale?

«Dal 2000 ad oggi, con l’aiuto delle varie leggi che si sono succedute, molte imprese hanno preferito mandare via i dipendenti, invece che riconverti­rli verso la digitalizz­azione. Per prenderne altri a costo più basso e con meno tutele. E adesso ci risiamo».

Siete pronti allo sciopero?

«Uno sciopero in programma ce l’abbiamo già, il 5 novembre. Riguarda il rinnovo del contratto, con una trattativa partita malissimo. Ma siamo pronti ad aggiungere altri temi».

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