Mps, il rischio dei nuovi risarcimenti
Mercato e banker fanno i conti dei possibili effetti della sentenza di condanna degli ex vertici di Mps Alessandro Profumo e Fabrizio Viola sul patrimonio della banca senese. Condanna che non deve pregiudicare la permanenza di Profumo al vertice di Leonardo, ha detto ieri il viceministro dell’Economia Antonio Misiani: «Non deve dimettersi» ha affermato, «l’Italia si è data delle norme molto rigorose per regolare queste eventualità».
Mps rischia ora di perdere in tribunale contro le richieste di danni da parte di migliaia di ex azionisti per gli aumenti di capitale del 2014 e 2015. Ieri il titolo ha perso il 2,5% a 1,16 euro. Per le cause legali l’istituto ha accantonato 500 milioni a fronte di richieste per 5 miliardi, con un petitum complessivo che arriva a 10 miliardi con le richieste extragiudiziarie. Da qui i timori del mercato: se Mps dovesse aumentare gli accantonamenti il patrimonio si ridurrà ancora. Nello scenario peggiore la Bce potrebbe chiedere un aumento di capitale. La Vigilanza peraltro ha già chiesto a Mps di emettere un bond subordinato da 750 milioni. In caso di aumento il Tesoro, che ha il 68%, dovrebbe farsi autorizzare da Bruxelles a sottoscrivere. Di qui l’ipotesi di chiedere all’Ue più tempo per uscire da Mps.
Secondo un altro scenario, invece, questo stato di cose potrebbe accelerare la cessione di Mps. Unicredit è il candidato più robusto. Ma servono garanzie sui rischi legali, che devono arrivare dallo Stato. Intanto il finanziere Giuseppe Bivona (Bluebell) — grande accusatore di Profumo e Viola — ha scritto al board di Mps chiedendo di cogliere la «straordinaria opportunità» offerta dalla condanna per avviare azione di responsabilità agli ex vertici e annullare le transazioni con Deutsche e Nomura e citarle per danni.