Occhi puntati anche sul clero
La parte desecretata dell’audizione del 1997 di Taviani offre un’idea di quanto siano ampi i raggi d’azione dello spionaggio. L’ex ministro democristiano raccontò alla Commissione Stragi che il capo della Polizia Angelo Vicari «era scandalizzato perché tra le schede del Sid ce n’erano molte su ecclesiastici» e aggiunse: «Si stupì quando io affermai che erano poche, perché bisognava considerare l’Alto Adige, la zona del Natisone, la Valle d’Aosta, la zona della mafia, la zona della legge barbaricina e anche i prelati. Lo Stato deve pur sapere qualcosa. Come avrebbe potuto l’Inghilterra liberarsi di Profumo (ministro che si dimise dopo una relazione con una donna collegata a sovietici, ndr) se questi non fosse stato sorvegliato dall’Intelligence service?».
Taviani riferì anche che, letta una «velina» di apparati dello Stato, interruppe i rapporti con un democristiano della sua corrente. Uno che, da parte di soggetti non indicati, «non era stato possibile raggiungere con i soldi del Casinò di Sanremo perché si era comportato molto bene e fu raggiunto con i balletti rosa». Motivo per diffidarne, da parte dell’ex partigiano cattolico. Il quale riservava cura alla sicurezza delle sue comunicazioni e dello Stato. Al punto di ritenere che non andassero esonerati dai controlli neppure i cardinali. (m. ca.)