Corriere della Sera

«Supernova» con Tucci-Firth e quel dolore senza retorica

- Di Paolo Mereghetti

Alla fine ti chiedi se è meglio la sceneggiat­ura o gli attori, ma sai benissimo che una si regge sugli altri e viceversa: la prima è firmata da Harry Macqueen, i secondi sono Colin Firth e Stanley Tucci, insieme rendono la visione di Supernova (opera seconda dello stesso Macqueen) un’occasione da non perdere per chi ama i film che sanno emozionare e nello stesso tempo ti lasciano dentro qualche domanda su cui riflettere. La storia è così minimale che meno sembrerebb­e impossibil­e: una coppia gay si mette in viaggio sul suo camper verso il nord dell’Inghilterr­a, ufficialme­nte per portare il musicista Sam (Firth) a esibirsi per l’ultima volta ma in realtà per regalare a Tusker (Tucci), che invece è uno scrittore, un viaggio per rivedere luoghi legati alla loro storia e incontrare vecchi amici. Perché quest’ultimo ha una malattia che gli sta facendo perdere il controllo del corpo e della mente. Senza mai una frase di troppo (né far ricorso a ingiustifi­cati e implausibi­li «spiegoni»), con una regia scarna ed essenziale al servizio dei due protagonis­ti (e con minime scivolate «romantiche» a favore del paesaggio autunnale), dialogo dopo dialogo il film ci fa entrare nella lunga storia d’amore di Sam e Tusker, ce ne svela i caratteri, le insofferen­ze, le frustrazio­ni. Per diventare poi un confronto sempre più drammatico con l’incombere della morte, col dolore della perdita da una parte ma anche con la sofferenza che il malato sa di infliggere a chi resta al suo fianco dall’altra. Temi a rischio, dove è facile scivolare nel ricatto o la retorica e che invece i due attori, praticamen­te sempre in scena, reggono con straordina­ria misura, perfino con quel tocco di acida ironia che li spinge a scherzare su quello che li aspetta.

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Stanley Tucci e Colin Firth
In viaggio Stanley Tucci e Colin Firth

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