«The Crown», è l’ora della principessa triste
Diana e Thatcher i personaggi clou degli episodi in arrivo
Brutti tempi per la regina d’Inghilterra. Il conflitto irlandese non si ferma, l’Argentina vuole le Falkland e Londra intona «God save the queen» con chitarre distorte e voci rauche. Riparte dalla fine degli anni 70 la quarta stagione di The Crown, la serie Netflix in arrivo il 15 novembre che racconta la corte più seguita al mondo.
C’è qualche concessione alla fiction («Stiamo interpretando personaggi di finzione e non abbiamo la pretesa di essere i veri reali», dice Helena Bonham Carter, la principessa Margaret) ma anche tanti sottintesi che verranno colti da chi quei tempi li ha vissuti. Al timone c’è sempre Olivia Colman, l’Elisabetta con gli occhi scuri (niente lenti azzurre per lei) già vista nella stagione precedente che gli è valsa anche un Golden Globe. Con il suo inconfondibile aplomb, la regnante deve vedersela con uno degli avvenimenti più drammatici di casa Windsor: le nozze reali «più chiacchierate del secolo» (dopo quelle tra Ranieri di Monaco e Grace Kelly, a esser precisi).
Ecco quindi Carlo (Josh
O’Connor, incredibilmente identico nell’aspetto) e Diana (la 24enne Emma Corrin, poco nota ma promettente). Lui è un 30enne ancora scapolo con tante manie e passioni bizzarre, lei una ragazzina di 19 anni con il viso sempre macchiato dall’infelicità e la scena iconica è proprio quella del matrimonio. Vediamo Lady D da dietro, cinta da questi ampi veli bianchi che ricordano le sbarre di una prigione (il vestito è una copia dell’originale, garantiscono dalla produzione).
«Diana dalla regina si aspetta una figura materna e quando il matrimonio inizia ad andare male non si sente compresa», nota Corrin, che ammette di aver studiato parecchio per la parte affidandosi a un ampio sunto realizzato per lei dalla produzione. L’attrice riesce a restituire le tante anime della principessa, la giovane ignara, la ragazza alla ricerca di un’identità, la donna incompresa, la protagonista di una favola più mediatica che umana, necessaria a unire più un popolo britannico che si sta sbriciolando che due amanti.
In tralice poi, sempre pronta a uscire allo scoperto, c’è lei, Camilla Parker Bowles (Emerald Fennell), la donna che ha diviso l’opinione pubblica globale («È come una presenza, anche quando non è in scena è come se fosse nell’inquadratura. C’è sempre», dice O’Connor). Ed è lei la protagonista assente di un’altra scena che ricorderemo: la principessa triste che scopre un gioiello dedicato alla rivale e Carlo le dà una risposta da appuntarsi sul taccuino (o sullo smartphone).
Un clima plumbeo ammanta tutti gli episodi e in questa serie tutta al femminile, in cui gli uomini sono quasi bidimensionali, emerge un’altra lady di spicco. Anzi, di ferro. Margaret Thatcher è interpretata da un’ottima Gillian Anderson, quasi irriconoscibile nei panni della prima ministra la cui unica concessione alla bizzarria erano le briose spille sugli abiti («Gillian sembrava proprio lei, mi ha fatto rabbrividire — ricorda Colman —. Era come se Thatcher fosse lì davanti a me»).
Alla domanda su cosa abbia scoperto di Carlo interpretandolo, O’Connor ha risposto con perfetto british humour: «Che mangia un uovo alla coque praticamente a ogni pasto». Spoiler: è vero (o quasi).
Riparte dalla fine degli anni 70 la quarta stagione della serie targata Netflix