Corriere della Sera

Il derby degli opposti

Pioli viaggia a tutta velocità: dalla ripresa della stagione ha solo vinto e oggi prova a centrare un successo che manca dal 2016 L’esperienza e la forza dell’Inter contro la gioventù del Milan: a San Siro, nella stracittad­ina numero 173, si affrontano du

- Guido De Carolis Carlos Passerini

Filosofie diverse seguono strade differenti. Inter-Milan non è soltanto il 173° derby di serie A, è pure la sfida tra impostazio­ni opposte. I rossoneri hanno scelto la linea giovane per tornare in Champions League, i nerazzurri puntano sull’esperienza per provare a vincere lo scudetto e fare più strada possibile in Europa.

Il Milan dei ragazzini. Quasi fosse un marchio registrato. Età media della rosa 24,8 anni, la più bassa del campionato. L’Inter risponde con 28,2 e con parecchi innesti di over 30 arrivati nell’ultimo mercato, con l’eccezione del giovane 21enne Hakimi. Contro lo Spezia, la formazione titolare dei rossoneri aveva addirittur­a un’età media di 22,9. Dei 27 giocatori in rosa, gli over 30 sono eccezioni: Ibrahimovi­c 39, Tatarusanu 34, Kjaer 31, Antonio Donnarumma 30. Di questi quattro, solo Zlatan e Kjaer sono titolari. «Punti di riferiment­o fondamenta­li per la crescita dei più giovani» ha spiegato l’a.d. rossonero Gazidis giusto la settimana scorsa.

Sul mercato si è investito su talenti di prospettiv­a: Tonali ed Hauge, più Dalot e Diaz che però sono solo in prestito secco. Sarebbero serviti un centrale difensivo e un vice Ibra in più, ma non sono arrivati.

Non è ancora un Milan pronto per correre per lo scudetto, ma per un posto in Champions sì. Lo dicono i numeri — il primo posto a punteggio pieno, i 7 gol fatti e gli zero subiti, i 19 risultati utili consecutiv­i, Europa inclusa — ma non solo: il Milan ora è una squadra e si vede a occhio nudo.

C’è chi sostiene sia stato agevolato dal fatto di giocare senza pubblico, e forse è davvero così, ma con l’aria che tira non si tratta di una condizione che cambierà a breve. Anzi. Chissà quindi che non sia davvero un vantaggio ulteriore. E ad ogni modo sta solo al giovane Diavolo dimostrare che la sostanza c’è, che non è solo un’illusione di gioventù. Per ora non sembrerebb­e. Da Theo Hernandez a Bennacer, da Kessie a Saelemaeke­rs, da Calhanoglu a Leao: la crescita è sotto gli occhi di tutti.

Le sei vittorie su sei fra campionato e coppa la dicono lunga. Vero che gli avversari non erano imbattibil­i, ma le assenze erano pesantissi­me: Ibrahimovi­c, Romagnoli, Rebic, praticamen­te la spina dorsale del Diavolo. Riuscire a vincerle tutte nonostante la squadra fosse a pezzi è stato un segnale forte e chiaro. Se il

Milan è in testa a otto anni e mezzo dall’ultima volta, gran parte del merito va a Pioli. Che si sta meritando appieno la conferma di questa estate, quando a forza di vittorie ha scacciato il fantasma di Rangnick, che gli svolazzava sopra la testa da mesi. Non ha mai perso lucidità e serenità, il tecnico di Parma. Ora però tocca anche a lui fare il salto di qualità. Che passerà inevitabil­mente dal derby di oggi.

Di là l’Inter, trasformat­a in una corazzata da Antonio Conte, deciso a sorpassare in classifica i rossoneri. I due secondi posti della passata sta

gione, in campionato ed Europa League, hanno ridato credibilit­à al club che ha operato una scelta precisa: portare giocatori di esperienza e aumentare la qualità per provare a vincere subito. Eccola, la contrappos­izione progettual­e rispetto ai piani di Elliott. Così si spiegano gli acquisti di Vidal (33 anni), Sanchez (31), Kolarov (34), cui vanno a sommarsi i rientri di Perisic (31) e Nainggolan (32). La lista degli over 30 è lunga, capitan Handanovic rimane il più esperto con i sui 36 anni. Non è solo una strategia del tutto e subito, l’Inter guarda anche al futuro, ma ha bisogno di tornare ad alzare un trofeo a dieci anni di distanza dalla stagione del Triplete.

La teoria secondo cui l’ultima Inter è un «instant team» vale fino a un certo punto. Il club nerazzurro il suo tesoro da 40 milioni l’ha puntato su Hakimi, un giocatore di prospettiv­a e da far plasmare a Conte. L’allenatore ha un particolar­e occhio per i giovani, li valorizza. Bastoni (negativo all’ultimo tampone), Barella, Lautaro sono esplosi sotto la sua gestione e le quotazioni di mercato sono schizzate. Un ricambio tra un anno dovrà esserci, ma c’è tutta una generazion­e di mezzo (De Vrij, Lukaku, Skriniar, Eriksen,

Sensi, Gagliardin­i) in grado di durare a lungo, con alle spalle giovani affermati, pronti a trasformar­si in top player. E i top player certe grandi partite devono vincerle.

L’Inter ha scelto Conte sopratutto per garantire basi solide per un progetto destinato a durare nel tempo. Al tecnico però occorreva inserire esperienza a livello internazio­nale, dove i giovani l’anno passato hanno pagato un conto salatissim­o. L’acquisto di Vidal va in quella direzione e lo stesso Kolarov è un jolly e, soprattutt­o, un uomo su cui puntare nelle partite europee. Prima di loro l’allenatore aveva fortemente voluto il 35enne Young, avvezzo a battaglie di ogni tipo, e Sanchez altro habitué dei palcosceni­ci internazio­nali.

L’attesa per il derby è alta, c’è voglia di testare le ambizioni del Milan, ma anche di capire fino in fondo le potenziali­tà dell’Inter che al duello arriva forse peggio, causa Covid, ma che parte comunque favorita. Anche se avrà un alleato in meno, il pubblico, visto che oggi San Siro sarebbe stato quasi tutto nerazzurro. Una spinta in meno per Conte e i suoi, mentre l’atmosfera ovattata potrebbe dare una mano ai ragazzini di Pioli, più sicuri da quando si gioca a porte chiuse. L’Inter però non perde il derby in campionato da gennaio 2016: una vita. Tutto vero, ma è un derby: l’unica certezza è che non c’è certezza.

Conte dovrà fare a meno di sei giocatori fermati dal Covid ma ha una rosa ampia

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corriere.it Sul sito del Corriere della Sera tutte le notizie sul derby e la diretta delle partite di serie A
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(Getty Images, LaPresse, Ansa) La sfida L’interista Arturo Vidal, 33 anni, è stato fortemente voluto dal tecnico Antonio Conte. Il milanista Theo Hernandez, 23 anni, è uno dei punti di forza del Milan. A destra, Conte e Pioli

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