Almeida s’inventa sprinter E il Giro adesso lo teme
Tappa a Ulissi, oggi Ganna punta alla crono, record di test dentro la bolla
La bolla del Giro non scoppia, anzi. Si sente «più sicuro qui che a casa» Jakob Fuglsang, non si è mai «sentito in condizioni di insicurezza» Vincenzo Nibali, fa due passi indietro quell’elegantone di Jonathan Vaughters, il boss della squadra americana Ef (minacciava di voler far chiudere la corsa ma i suoi corridori gli hanno voltato le spalle), e si scusa con ben tre tweet («Ho parlato troppo presto, rischiando di danneggiare gli organizzatori») il belga De Gendt, che aveva chiamato i colleghi alla ribellione dopo aver orecchiato la notizia (fake) di un focolaio scoppiato tra gli agenti della scorta alla corsa rosa.
Sul Giro d’Italia che saluta il mare, fedele compagno da due settimane, tornano un sole tiepido e il dibattito su chi vincerà una delle edizioni più incerte degli ultimi anni: i primi nove atleti sono racchiusi in soli cento secondi. Nessuno è ancora riuscito a tracciare un identikit della maglia rosa, molti stanno cominciando seriamente a preoccuparsi. Il portoghese Joao Almeida vola a cronometro (Palermo), va forte in salita (oltre che in discesa), ha una Deceunink tosta alle spalle, attacca o lavora per rosicchiare abbuoni ogni volta che può (ieri sul Calaone, l’ultimo strappo) e per poco non vince la volata, battuto di un copertoncino da Diego Ulissi, secondo centro in questo Giro, ottavo in assoluto.
Entusiasta e iperattivo, tosto: se l’imberbe lusitano sia l’ennesimo nuovo Evenepoel oppure solo un talento che sta sciupando troppe energie contagiato dall’entusiasmo rosa e dalla giovane età, lo sapremo tra la prova contro il tempo di oggi e l’arrivo pantaniano di Piancavallo domani. La Conegliano-Valdobbiadene (34,1 chilometri) è troppo contorta, frastagliata, ondulata per essere una cronometro da specialisti puri (anche se SuperPippo Ganna, nella forma della vita, resta il favorito) ma è perfetta per mettere in ordine i valori in campo. A dispetto del peso piuma, Almeida pare essere un buon interprete dell’orologio però, in assenza di molti precedenti specifici tra i professionisti (ne ha disputate quattro in tutto), resta da capire quanto nel suo secondo posto dietro Ganna in Sicilia abbiano contato il vento che soffiava a suo favore e quanto le gambe. Tra chi lo insegue in classifica, Kelderman (il più temuto da Nibali) sulla carta prevale leggermente nei pronostici sul siciliano e su Fuglsang mentre a un Pozzovivo in forma stellare è chiesto di esprimersi in una prova di valore che smentisca il suo essere l’anti cronoman per eccellenza per via della taglia mignon e di una posizione in sella non da manuale del ciclismo.
Quello di Valdobbiadene, spiega dottamente lo Squalo, oggi atteso alla prova del nove per misurarne la condizione, sarà una sorta di pre-esame il cui voto si sommerà a quello dell’ascesa di Piancavallo nel giudizio finale: chi si spreme troppo oggi potrebbe pagare domani sulle tre tostissime salite intermedie e lungo i 14 chilometri che portano all’arrivo in quota.
Tornando sul fronte epidemia, chi dirige la bolla rosa sa benissimo che l’Italia attraversata dal Giro fino a domenica 25 ottobre è ai confini del coprifuoco e che i rischi sono in agguato nei 1350 chilometri ancora da pedalare. Ma i tamponi (rapidi e molecolari) somministrati mattina e sera ad atleti e staff (a ieri negativi) confermano che il meccanismo di protezione al momento funziona anzi, è addirittura iperprotettivo: l’australiano Michael Matthews, uno dei tre atleti allontanati perché contagiati, è stato classificato come «falso positivo» in un doppio controllo in Olanda. La prudenza, in questi tempi difficili, non è mai troppa.