Leclerc junior a Monza «Charles mi ha aiutato, ma ora cresco da solo»
«Alla Ferrari Academy mi stanno insegnando l’italiano, però lo parlo poco». Arthur Leclerc collegato da Monza, oggi e domani corre nel campionato di F3 Regional con il team Prema, fa parte del junior team di Maranello. Ieri non ha potuto festeggiare i 23 anni di Charles. Vent’anni, ha vinto tre gare al Mugello, ma schiva i paragoni. «Sono tornato a correre solo due anni fa, mi ero dovuto fermare, io e anche Lorenzo (l’altro fratello che gli fa da manager, ndr), perché a casa mancavano i soldi per far correre tutti».
Perché vuole fare il pilota?
«Lo voglio da sempre, avevo promesso a papà (Hervé, scomparso nel 2017, ndr) che sarei tornato alle competizioni».
I primi ricordi?
«Sveglia all’alba per guardare i Gp. Dopo alla Playstation provavo a rifare le stesse manovre dei piloti veri sognando di essere in F1. Poi sui kart con Jules Bianchi».
Quel sogno è più vicino?
«Certo, è il mio obiettivo. Ma niente distrazioni, penso a vincere la F3 Regional e a imparare».
Charles le ha dato consigli di guida, ora che dice?
«È difficile per lui darmi suggerimenti in una categoria in cui non ha mai corso. E poi non ha molto tempo, preso com’è dalla F1. I miei fratelli mi danno una mano, ma devo farmi da solo».
Vive da solo?
«No, a casa di mamma a Monaco».
Idoli?
«Senna, ho visto tutto su di lui. E Schumacher».
Che cosa ha imparato a Maranello?
«Tanto: dalla fisica delle gomme, alla tecnica, è speciale far parte della famiglia Ferrari».
Come ci rimaneva quando le dicevano che i soldi non bastavano per farla correre?
«Ero deluso, vedevo Charles e chiedevo a papà di poter fare come lui. A un certo punto pensavo di aver chiuso la carriera, guidavo solo i simulatori per passare il tempo. Tornare a gareggiare è stata una sorpresa, bellissima».
Una coppia Leclerc-Leclerc in Ferrari, ci pensa?
«Non corriamo troppo con la mente, per favore...»