«La sfida? Un ottimismo contagioso»
«Chi ce l’ha fatta fare? La risposta è nel sottotitolo della mostra sui Macchiaioli, in quel Capolavori dell’Italia che risorge. E in un momento come questo, c’è bisogno di guardare avanti ed essere un po’ ottimisti», dice Federico Bano, imprenditore, collezionista d’arte e presidente dell’omonima Fondazione che ha scelto Palazzo Zabarella come fulcro e come luogo dell’esposizione che inaugura il prossimo 24 ottobre.
Presidente, ma perché ripartire da Fattori, Lega e Signorini?
«Sono artisti, patrioti, che hanno conosciuto la guerra, lottando per il sogno di un’Italia unita, migliore, ma che si realizzerà negli anni immediatamente successivi alle loro opere; in fondo, sono dei pionieri, degli innovatori culturali».
E magari anche un po’ ricercatori, dei quali c’è sempre bisogno: figuriamoci di questi tempi, non
trova?
«Se volessimo azzardare un paragone con il momento che stiamo vivendo, direi che è altrettanto serio il progetto scientifico della mostra: Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca non si sono fermati all’apparenza, ma è come se avessero scavato nel movimento, mettendo in luce anche personaggi minori della rivoluzione della Macchia».
Si può definire, quindi, una mostra di ricerca?
«Innanzitutto, sarà una mostra innovativa dal punto di vista scientifico e culturale, nella quale, però, non mancherà la parte spettacolare dei Macchiaioli, la loro vivacità ancora oggi contagiosa».
In che senso?
«Si caricano il cavalletto sulle spalle e dipingono all’aria aperta, pur di cogliere la luce giusta tra colori primari e contrastanti: è la Natura che predomina su tutto».
Che cosa si aspetta dalla mostra o cosa le piacerebbe che i visitatori apprezzassero?
«Mi piacerebbe che passasse dalle tele agli occhi della gente questa pulsione per la vita e per un mondo più sereno».