Ibrahimovic re del derby Il Milan vola in vetta
La capolista I rossoneri sanno colpire e soffrire e ora guardano tutti dall’alto in basso Lo svedese si prende il derby in tre minuti Lukaku non basta a salvare Conte
Il derby rovesciato. Pioli non ne aveva mai vinto uno, Conte invece tutti. Stavolta, nello stadio vuoto e in un ambiente surreale, succede il contrario. Il Milan centra il ventesimo risultato utile consecutivo, soprattutto la quarta vittoria su quattro partite ed è in testa al campionato, come neppure il più ottimista dei tifosi avrebbe immaginato. Un’impresa resa possibile da un campione senza tempo. Zlatan Ibrahimovic, 39 anni appena compiuti, ha sconfitto il Covid e piegato l’Inter con una doppietta in tre minuti e nella ripresa, quando i suoi compagni vanno in apnea, arpiona cento palloni e tiene in allarme i rivali. Intorno all’highlander rossonero però cresce un gruppo, che ha già un’identità precisa. Quella che manca all’Inter. Conte sembra aver rinnegato se stesso. La sua squadra è senza equilibrio, s’accende all’improvviso e trova sempre la porta, ma dietro balla parecchio. L’anno scorso, seconda dietro la Juve, aveva la difesa migliore della serie A. Stavolta in appena quattro partite hanno incassato otto gol, alla media di due ogni gara.
L’Inter ha l’alibi del virus (Gagliardini ha rifatto il tampone ed è ancora positivo), che ha costretto l’allenatore a schierare una difesa d’emergenza dove sono evidenti i limiti di Kolarov dentro l’area. Ma l’emergenza non basta a giustificare il primo passaggio a vuoto della stagione. Serve una squadra più corta, più armonica, più compatta. Niente è perduto, sia chiaro. Sotto 2-0, i nerazzurri hanno una bella reazione d’orgoglio, segnano con Lukaku nel primo tempo e sfiorano a ripetizione il pareggio sino al minuto 51 della ripresa, costruendo almeno tre occasioni clamorose. Ma il Milan non ruba niente. Attacca sulle fasce, verticalizza con tre passaggi, accetta l’uno contro uno nelle zone nevralgiche del campo e sa soffrire quando i rivali tentano il tutto per tutto. Ora la domanda è se l’obiettivo può essere più alto della corsa Champions. «Una partita non cambia niente. Sino adesso abbiamo sempre vinto ma sempre sofferto. Significa che dobbiamo lavorare. Siamo felici per il derby e ringraziamo Ibra: è un campione in tutto», dice Pioli, pratico e prudente.
Si sfidano due squadre aggressive. L’Inter spinge sulle fasce con Hakimi e Perisic, sacrificando molto all’equilibrio di squadra. Il Milan è lesto e letale nelle ripartenze. Saelemaekers e Leao sono bravi ad attaccare la profondità, Bennacer
e Kessie conquistano quasi tutte le seconde palle. Con due passaggi Calabria e Calhanoglu mettono Ibrahimovic nella condizione di entrare in area, il resto lo fa l’ingenuità di Kolarov, che stende lo svedese toccandolo da dietro. Zlatan si fa ipnotizzare da Handanovic, ma è più rapido degli addormentati difensori interisti e ribatte in rete. Il raddoppio arriva grazie all’accelerazione di Leao e alla stoccata dello svedese. L’Inter ha una linea difensiva lenta e un centrocampo fragile e affida le sue speranze di rimonta agli attaccanti. Lautaro nella prima mezz’ora è imprendibile, Lukaku riesce a riaprire i giochi, quarto gol in campionato, sempre a segno contro i cugini rossoneri. L’Inter spinge, il Milan sbanda: Kjaer salva di testa sul colpo di testa incrociato del Toro.
Il secondo tempo è meno intenso e più nervoso (entrambi gli allenatori vengono ammoniti). I contiani cercano la rimonta, il Diavolo colpisce in contropiede con meno convinzione. Hakimi sbaglia di testa da due passi, il fuorigioco di Lukaku salva Pioli dal rigore del possibile 2-2. Lo stesso centravanti per due volte fallisce il pari nel recupero. Conte si lamenta più degli errori fatti che dei gol subiti: «Dobbiamo essere più cinici e cattivi. Il Milan è stato bravo ma fortunato. Se avessimo sfruttato le nostre occasioni i giudizi sarebbero diversi».
Nerazzurri senza equilibrio, creano occasioni ma sono fragili in difesa