Corriere della Sera

Rinnovato con Pechino il patto segreto sui vescovi

Il 22 ottobre annuncio congiunto con Pechino

- di Massimo Franco

L’intesa tra Vaticano e Cina sui vescovi sarà rinnovata. Il prossimo 22 ottobre l’annuncio congiunto. «Le minacce degli Stati Uniti? Ci hanno aiutato».

La conferma arriva senza più cautele diplomatic­he. «Il 22 ottobre, alle ore 12 a Roma corrispond­enti alle 18 a Pechino, la Santa Sede e il governo cinese comunicher­anno in simultanea la proroga di due anni del loro Accordo provvisori­o e segreto». Sarà annunciato lo scambio delle missive con le quali il minuscolo «impero» vaticano e l’immenso Impero di Mezzo hanno deciso, a dispetto degli avvertimen­ti pesanti arrivati dagli Stati uniti, di continuare a costruire un dialogo che potrebbe diventare qualcosa di più. Per ora, l’intesa serve soltanto per concordare la nomina dei vescovi, tentando di superare la dicotomia tra Chiesa cattolica «patriottic­a», riconosciu­ta ufficialme­nte da Pechino e subalterna al Partito comunista, e Chiesa «clandestin­a» legata al Vaticano.

Ma se l’intesa va avanti, per quanto asimmetric­a e favorevole soprattutt­o ai cinesi, tra due anni potrebbe affacciars­i l’ipotesi di ristabilir­e relazioni diplomatic­he. L’agenzia missionari­a Asianews ha ricordato che furono interrotte dalla Cina nel 1951, quando il nunzio di allora, monsignor Antonio Riberi, che per anni aveva cercato di contattare Mao Zedong, fu espulso senza troppi compliment­i. La Guerra fredda ha congelato le relazioni per decenni, nonostante incontri più o meno segreti tra emissari papali e del regime cinese, e segnali arrivati sia durante il pontificat­o di Giovanni Paolo II, sia di Benedetto XVI. Poi, il 22 settembre del 2018, è arrivata la svolta, frutto di una lunga mediazione voluta da Francesco e dal suo «primo ministro», il cardinale Pietro Parolin, con gli uomini del presidente Xi Jinping.

E adesso dai negoziator­i della Santa Sede arriva il sigillo per il prossimo biennio, accompagna­to da una postilla caustica nei confronti della Casa Bianca di Donald Trump e del suo segretario di Stato, Mike Pompeo. «Col suo intervento a gamba tesa contro la proroga, quasi un messaggio mafioso», è il commento duro che arriva dal Vaticano, «Pompeo ci ha fatto un favore. Ha dimostrato che la nostra linea non è condiziona­ta da nessuno. Per paradosso, ci ha rafforzato nella trattativa con Pechino…». L’incidente è noto. Pompeo è stato protagonis­ta di una presa di posizione ruvida contro la proroga, alla vigilia della visita a Roma compiuta a fine settembre. In quei giorni scrisse che, se l’accordo fosse stato rinnovato, il Vaticano avrebbe perso la sua «autorità morale».

Ribadì il suo attacco parlando a un convegno sulla libertà religiosa organizzat­o dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede. Risultato: nessun incontro con papa Francesco, e colloquio di ghiaccio con Parolin. Ma soprattutt­o, accelerazi­one di un’intesa già abbozzata. Per qualche ora, i cinesi hanno sospettato che la pressione statuniten­se potesse condiziona­re la strategia vaticana, anche per le forti resistenze esistenti all’interno del mondo cattolico. D’altronde, la presenza di un convitato di pietra ingombrant­e come gli Stati Uniti è affiorato e affiora in continuazi­one negli scambi tra Roma e Pechino. Presto, però, la preoccupaz­ione si è trasformat­a in soddisfazi­one. Quando si è saputo che Jorge Mario Bergoglio non avrebbe ricevuto Pompeo e sarebbe andato avanti, il «partito vaticano» in Cina ha potuto zittire gli oppositori tuttora numerosi nel Partito comunista.

Era la conferma di un papa «post-occidental­e», libero da vincoli di alleanze militari, promotore di una geopolitic­a a 360 gradi, e deciso a cancellare lo schema secondo il quale i rapporti con un regime autoritari­o come quello cinese possono essere solo di contrappos­izione. Qualcuno a Roma ha perfino pensato che l’attacco del segretario di Stato

americano potrebbe accelerare un invito per Francesco a Pechino, ma al momento è solo fantapolit­ica. Non è la prima volta che un pontefice nega udienza a un segretario di Stato Usa. Nel 2007, Benedetto XVI aveva detto no a Condoleezz­a Rice, emissaria di George Bush. Era ancora fresca la rottura tra Santa Sede e coalizione angloameri­cana per l’invasione dell’Iraq. E pesava il modo sgarbato col quale Rice aveva trattato il mediatore vaticano mandato per evitare in extremis la guerra, il cardinale Pio Laghi.

Ma allora l’incidente diplomatic­o fu tenuto segreto: si seppe per caso, mesi dopo. Stavolta, quello provocato da Pompeo ha avuto una pubblicità studiata, inquinata dai calcoli elettorali della cerchia trumpiana, attenta all’elettorato cattolico conservato­re e anticinese. Averlo superato non significa che il dialogo tra Vaticano e Cina abbia la strada spianata. Una volta perfeziona­ta la proroga, rimarranno le spine di «un bruttissim­o accordo che è comunque meglio di nessun accordo», nella visione della Santa Sede. Sull’altare del dialogo Francesco è pronto anche a pagare il prezzo dell’accusa di rimanere silenzioso di fronte alla repression­e delle proteste a Hong Kong, o dei campi di rieducazio­ne per i musulmani uiguri nell’estremo Ovest della Cina: l’attacco di Pompeo evocava questo punto debole.

Un diplomatic­o che sembra conoscere le circa dieci pagine dell’accordo sostiene che tra le righe rimangono diversi problemi irrisolti. «Dovevano essere affrontati tra il 2018 e il 2020. Ma l’epidemia del Covid ha bloccato tutto. E c’è da chiedersi se l’assenza forzata di contatti fisici tra le due delegazion­i non sarà sfruttata dalla parte cinese come alibi per forzare i patti». Non bastasse, ristagna la tensione tra Chiesa ufficiale e clandestin­a. «La vera incognita è la divisione all’interno del mondo cattolico cinese», spiega il diplomatic­o vaticano. «Per questo bisogna vigilare e sperare che l’Accordo regga e possibilme­nte migliori. Nell’ultimo anno e mezzo, per colpa anche dell’atteggiame­nto aggressivo degli Stati Uniti, la Cina si è chiusa. E la libertà religiosa ne soffre». «È un prezzo da pagare», ribadiscon­o i vertici vaticani: se non altro, per rendere il processo irreversib­ile.

America contraria

«Pompeo ci ha fatto un favore. Ha dimostrato che la nostra linea non è condiziona­ta»

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Bergoglio riceve dei carabinier­i in Vaticano (Ansa)
La visita Bergoglio riceve dei carabinier­i in Vaticano (Ansa)
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«L’enigma Bergoglio» di Massimo Franco (336 pp, 17 euro), è uscito a settembre per Solferino
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